“Se ne perderò uno che vale quindici, ne troverò tre che valgono cinque”. Con questo “problemino” algebrico, Raffaele Lombardo, circa un mese fa, aveva archiviato l’addio di Francesco Musotto al suo partito. Ma la soluzione a quel problemino matematico rischia di farsi più complessa del previsto. Perché di “gente che vale quindici”, per usare la metafora lombardiana, pronta a lasciare l’Mpa ce n’è.
Se il governatore, infatti, ha perso l’uomo di punta nel capoluogo, presto potrebbe salutare anche chi, per molto tempo, è stato suo braccio destro a Catania. Mentre ha già perso o sta per perdere uomini importanti anche a Trapani e Agrigento. Tutti pronti a divincolarsi dall’abbraccio autonomista, per provare nuove sfide. Politici che rappresentano, per intenderci un “bacino” da oltre settantamila voti.
E del resto, il count-down era stato lanciato dallo stesso presidente, quando ha definito il proprio movimento come “un semplice partito di potere”. Dimenticando, forse, che a gestirlo concretamente, quel potere, fosse essenzialmente lui. Un’idea che ha fatto breccia tra gli uomini del partito, già da mesi scontenti per diversi motivi. Il primo, sicuramente, è proprio il protagonismo del presidente. Capace di intervenire, gestire, decidere quasi sempre “in autonomia”, appunto. E non sono mancate, in questo senso, le lamentele palesi, prima proprio di Musotto, e più recentemente dello stesso Leanza: “Nel partito, da tempo, non c’è più dialogo”.
Ma un altro motivo di scontento è legato al rapporto con gli altri alleati di governo. Con Futuro e libertà, soprattutto, per essere precisi. Un partito al quale il governatore ha riconosciuto negli anni, nonostante un peso assai relativo in Assemblea (quattro deputati), ben due assessori di riferimento, diversi posti di sottogoverno e l’ultimaocandidato sindaco del capoluogo.
È questo uno dei motivi, ad esempio, che ha allontanato dal partito Paolo Ruggirello. Il deputato questore di Trapani (quasi 11mila voti alle ultime Regionali) che “mise la faccia” su una contestatissima sanatoria, ma che è stato, in quell’occasione, gradualmente scaricato dal partito. Così, il primo passo di Ruggirello è stato il passaggio al Mps. Un trasferimento che somiglia molto a quello dei vasi comunicanti. Ma il prossimo passo sarà quello dell’adesione alla nuova formazione annunciata da Pdl e Pid pochi giorni fa. Un’aggregazione di moderati che ha aperto palesemente agli uomini dell’Mpa. E che dagli uomini dell’Mpa ha già ricevuto un certo gradimento. Formalizzato, addirittura, in un comunicato stampa dall’uomo del partito a Enna, Paolo Colianni (8.500 voti alle ultime elezioni, corrispondenti a più della metà dell’intera lista Mpa), pronto ad aderire.
Anche perché è incerto il destino stesso dell’Mpa. “Se lo stesso Lombardo – ha commentato Toto Cordaro, uno dei deputati promotori della nuova formazione all’Ars – ha definito l’Mpa ormai un partito di potere, è chiaro che, venuto meno il potere dato dalla presenza del governatore, l’Mpa non esisterà più”.
Questo si vedrà. Certamente, però, le fughe potrebbero proseguire. È certa, ormai, quella dell’uomo di punta del partito ad Agrigento. Carmelo Lo Monte doveva essere il nuovo assessore all’agricoltura. Ma il deputato nazionale non ha accettato la proposta “di corto respiro” del governatore. Da lì, la rottura. Lo Monte ha pensato inizialmente di trasferirsi solo nell’appartamento vicino, quello del Mps. Ma le necessità di trovare una collocazione utile anche per le prossime elezioni (regionali o politiche) lo avrebbe convinto a compiere un’altra scelta e passare tra le fila di Italia dei Valori.
Ma le defezioni simbolicamente e anche numericamente più importanti potrebbero riguardare proprio la provincia del presidente. Da tempo, Lino Leanza (quasi 18mila voti alle ultime Regionali) esprime segnali di insofferenza sulla gestione del partito. Non è un mistero. Ma adesso, i tempi sembrano maturi per iniziare a guardarsi attorno. E gli estimatori non mancano. A cominciare dal Pdl, dove quasi tutti i deputati regionali, ad esempio, considerano Leanza un moderato assai diverso da Lombardo. Insomma, un possibile, futuro e prezioso alleato. Certo, a dire il vero anche il Pdl dovrà decidere cosa fare da grande. Ma l’ipotesi di un grande nuovo partito dei moderati potrebbe facilitare il transito.
Ma Leanza, nei giorni scorsi, ha ricevuto anche i segnali lanciati da un altro fronte moderato, quello dell’Udc. Un’idea che sembra possa far breccia. Nonostante la direzione intrapresa da Casini e D’Alia: quella dell’avvicinamento a Sel e Idv. E se Leanza deciderà per quest’ultima opzione (e potrebbe ritrovarsi a quel punto insieme all’ex ‘compagno di partito’ Musotto), ecco che altri deputati sembrerebbero pronti a compiere la sua stessa scelta. Certamente il siracusano Beppe Gennuso (oltre 14mila preferenze alle ultime Regionali, ma tentato anche dalla nuova proposta Pdl-Pid), così come il nisseno Giuseppe Federico (9.400 voti alle Regionali del 2008). Potrebbero lasciare l’Mpa, ma solo nell’ottica di rafforzare le liste che correranno insieme al movimento, nell’ottica del “Nuovo Polo”, invece, anche Giuseppe Arena (possibile un suo passaggio a Fli) e Francesco Calanducci (nel suo caso, si parla di un ‘trasferimento’ a Mps).
Tutti uomini “da quindici”, o “da dieci”. Che bisognerà sostituire. Ed è proprio la convinzione delle possibili defezioni che sta suggerendo a Lombardo degli accorgimenti “di mercato”. E in quest’ottica rientrerebbe, ad esempio, la nomina del nuovo assessore all’agricoltura Francesco Aiello. L’ex parlametare del Pci, infatti, si sarebbe impegnato con Raffaele Lombardo a organizzare una lista del Movimento popolare siciliano in provincia di Ragusa.
A Messina, invece, sembra assai vicino il passaggio dal Pd all’Mpa del deputato regionale Giuseppe Picciolo, mentre a Trapani, dove (come abbiamo detto) l’Mpa ha perso Ruggirello, potrebbe essere “arruolato” Pino Lo Giudice, al momento al gruppo misto insieme a Nunzio Cappadona, anche lui tentato dall’Mpa per le prossime regionali. I due sono stati i “dissidenti” dell’Mps. Quelli, insomma, che si sono dissociati dalla nuova formazione di Riccardo Savona. In quella “squadra”, invece, c’è ancora Mario Bonomo (7 mila voti alle ultime regionali), pronto a diventare il nuovo riferimento del partito a Siracusa, al posto, appunto di Gennuso che alle ultime elezioni prese il doppio dei suoi voti.