PALERMO – C’era un forte legame fra Franco Luppino, boss di Campobello di Mazara, e i Vitale di Partinico. Luppino ha voluto che il suo braccio destro, Piero Di Natale (il giorno dell’arresto gli hanno trovato addosso 50 mila euro in contanti), organizzasse un incontro nel luglio 2020. Un incontro preceduto da alcune trasferte.
La prima è del 29 febbraio 2020. Di Natale ne aveva parlato con Vincenzo Spezia, altro arrestato nel blitz di ieri in provincia di Trapani. Non aveva incontrato “Musacchio” e cioè Michele Vitale, cugino dei Fardazza, perché “in galera… a Barcellona”, bensì suo fratello.
Il successivo 18 giugno c’è la seconda trasferta di Di Natale e Partinico per incontrare Giuseppe Alfano. Era stato incaricato da “un cristiano giusto” dì trovare con urgenza un certo “Giovanni”. Niente da fare per quel giorno, ci riprovarono all’indomani.
Alfano prelevò Di Natale che lo attendeva in una stazione di servizio. L’appuntamento era con “Giovanni”, figlio di Vito Vitale, storico capo del mandamento di Partinico, Vito, e già condannato per mafia. Nonostante Di Natale, lungo tutto il tragitto, attivasse sul proprio cellulare la “modalità aereo”, grazie al virus trojan le conversazioni sono state intercettate.
Un mese dopo c’è stato il terzo incontro: Piero Di Natale ha parlato con Michele Vitale, fratello di Vito e Leonardo Vitale, anch’egli già condannato in via definitiva per mafia. Vitale e Luppino sono stati detenuti assieme.
Il 26 luglio 2020 è il giorno dell’incontro fra Luppino, sottoposto in quel momento alla sorveglianza speciale dopo essere stato scarcerato, e Michele Vitale. Si videro a Campobello di Mazara. “… gli ha fatto piacere incontrarsi…”, disse Di Natale. Ed è l’unica frase intercettata. C’era un legame forte fra i Vitale e Luppino e le indagini proseguono.