ENNA. L’avvocato di Rosario Buccheri, il frate arrestato dalla Polizia Penitenziaria per aver ceduto droga a un detenuto del carcere di Enna – nella cui stanza al convento sono state rinvenute armi, contanti e fogli con inquietanti appunti di un trafficante di droga del clan Santapaola di Catania – chiede gli arresti domiciliari. E giovedì un collegio di sei giudici sarà chiamato a esprimersi sull’istanza.
Approda al Riesame l’istanza del difensore di padre Buccheri, il penalista Nino Grippaldi, che non chiede la remissione in libertà, anche atteso che il suo cliente ha confessato la cessione di stupefacenti, ma punta a ottenere i domiciliari in convento. In settimana dunque il Tribunale della Libertà dovrà decidere sul punto.
Nel corso dell’interrogatorio, si ricorda, il cappellano, che è detenuto nel carcere di Agrigento, ha provato a chiarire la propria posizione, sostenendo di aver dato la droga a un detenuto, ma di averlo fatto solo perché minacciato e costretto a farlo. Una tesi che non ha convinto il Gip di Enna Giuseppe Noto, che ha disposto la convalida e deciso di trattenerlo in carcere.
Secondo il giudice, infatti, ciò che il sacerdote ha fatto comporterebbe un “concreto ed attuale pericolo di reiterazione di delitti della stessa specie di quelli per cui si procede”, sia per le modalità della condotta che per la stessa personalità del cappellano: “in totale spregio del ruolo istituzionale ricoperto all’interno dell’Istituto penitenziario”, avrebbe “piegato la propria posizione allo scopo illecito di favorire la circolazione di sostanze stupefacenti tra i detenuti”.