Bilancio, strade, cimiteri: le sfide di Palermo per il 2023 - Live Sicilia

Bilancio, strade, cimiteri: le sfide di Palermo per il 2023

Grandi e piccole emergenze su cui si misurerà l’Amministrazione Lagalla

PALERMO – Salvare il Comune dal dissesto, ricominciare ad asfaltare le strade, dare degna sepoltura a oltre mille bare in attesa, nominare i vertici delle partecipate, tenere compatta la maggioranza nonostante le tensioni fra compagni di partito. Il 2023 sarà un anno ricco di sfide per Roberto Lagalla, sindaco di Palermo da poco più di sei mesi, alle prese con le piccole e grandi emergenze di una città difficile da gestire e nel bel mezzo di una crisi economica che rischia di accentuarne i problemi.

Perché se è vero che l’ex rettore può contare su un centrodestra al potere sia alla Regione che a Roma, è altrettanto vero che finora i risultati sono stati inferiori alle aspettative: il sindaco ha incassato la nomina a commissario per i cimiteri e il riavvio del progetto della Pedemontana, ma non è riuscito a ottenere i fondi che molti attendevano per rimettere in sesto le casse comunali. Complici le ristrettezze di bilancio, Roma ha stanziato poche decine di milioni e la speranza di un allentamento dei vincoli sulle somme accantonate è sfumata di fronte all’esigenza di approvare la manovra in tempi rapidi. Palazzo delle Aquile ha dato disco verde ai bilanci e si è rimessa al passo colmando evidenti ritardi, ma per salvare definitivamente la città dal default bisognerà aspettare la formalizzazione dell’accordo con lo Stato sul piano di riequilibrio. La giunta ha messo nero su bianco qualche ritocco, ma la vera partita si giocherà sulle cifre che al momento non sono variate rispetto alla bozza di Leoluca Orlando. Lagalla lo sa bene e per questo proverà a strappare più risorse possibili, anche per mantenere la promessa di non aumentare le tasse nei prossimi anni.

L’altra grande emergenza è quella dei cimiteri, con il deposito dei Rotoli che conta ancora oltre un migliaio di salme in attesa di una sistemazione definitiva. Il Governo nazionale ha nominato Lagalla commissario, e questo è comunque un successo per il sindaco che non si è fatto esautorare, mettendo sul piatto anche due milioni di euro: la vera sfida, per piazza Pretoria, sarà usarli al meglio e dimostrare, anche grazie ai poteri commissariali, di riuscire effettivamente a porre fine a un’emergenza che va avanti da così tanto tempo che si fa persino fatica a definirla ancora tale.

Lagalla dovrà dimostrare ai palermitani di saper finalmente voltare pagina sulla manutenzione strade, ferma da quando è stata tolta alla Rap, sulla cura del verde, sul trasporto pubblico ma anche sulla gestione delle grandi opere. La linea A del tram, quella che passa in via Libertà, è stata al momento resa soltanto meno prioritaria ma è ancora parte integrante di un progetto ormai avviato e quindi difficilmente modificabile: una realtà difficile da far digerire a chi sperava in un colpo di spugna.

Sul piano amministrativo, l’ex rettore ha quasi completamente ridisegnato la burocrazia: fatte le nomine dei dirigenti, quest’anno potrà anche nominare un comandante dei vigili preso all’esterno (sebbene paia tramontata la pista che portava a un colonnello dell’Arma) e soprattutto un direttore generale in grado di tappare le falle di una macchina a corte di personale. L’aumento delle ore ai part-time darà una boccata di ossigeno, ma il Comune ha al momento poco più di una trentina di dirigenti di cui appena uno tecnico, con un’età media dei lavoratori sempre più alta. Mancano i vigili, mancano architetti e ingegneri, mancano figure specializzate e l’unica, grande procedura di assunzione avviata sinora riguarda 306 operai della Rap.

Un capitolo, quello delle partecipate, che rimane delicatissimo sul piano invece politico. Finora il centrodestra di Palazzo delle Aquile non ha risentito dello scontro interno a Forza Italia o delle tensioni fra alleati che si registrano a Roma, ma l’infornata delle nomine di sottogoverno che Lagalla dovrebbe realizzare a breve potrebbe minare l’equilibrio. In palio ci sono poltrone ambite come quelle del cda di Gesap o la guida di grandi aziende come Rap e Amat che, al netto delle difficoltà finanziarie, consentono comunque di gestire servizi e migliaia di lavoratori. I partiti hanno già iniziato ad avanzare proposte e pretese e a Lagalla tocca il difficile compito di non scontentare troppo gli alleati; il sindaco sta gestendo in prima persona il dossier, tenendo le carte coperte, e non è escluso che possa ricorrere a persone di sua fiducia per le poltrone più contese, come quella di Gesap, così da non alterare eccessivamente qui equilibri di coalizione o non dividere gli alleati fra vincitori e sconfitti. Una “tecnica” già usata con successo da Leoluca Orlando.


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