Quando tutto sembra chiuso, in ordine, deciso, ecco che la politica siciliana sorprende e si dimostra fluida, instabile, frizzante. Fino a ieri, le certezze sembravano due. Rosario Crocetta candidato per Pd e Udc. Gianfranco Micciché (ma qui mancava l’ufficialità), per il centrodestra. Una candidatura, quest’ultima, che addirittura veniva confermata “in videoconferenza” sul suo blog dal leader di Grande Sud: “Sono candidato”, ha detto, “spero con una coalizione più ampia possibile”. E questa apparizione improvvisa di Micciché ha subito suggerito pensieri strani. Che motivo c’è di dare uno strappo del genere, in un momento nel quale i colloqui, i sondaggi, ma anche i dubbi e i ripensamenti si susseguono con una frequenza vorticosa?
Già, perché Micciché ha spinto il piede sull’acceleratore della sua candidatura, in un momento nel quale sia all’interno del Pdl, sia tra i possibili alleati, le incertezze sono ancora parecchie? L’intervento di Micciché suona più come la reazione di chi ha proprio contezza di questa impasse. In qualche modo suggerita dalla scelta di votare il 28 ottobre, e non i primi del mese. Insomma, di tempo ce n’è. Perché accelerare? Si staranno chiedendo i dirigenti del Pdl, ma anche nel Cantiere popolare di Saverio Romano. Per questo, la “video-discesa in campo” di Micciché suona come un avvertimento: “Mentre voi perdete tempo, io vado avanti comunque”. Già, ma con chi?
Perché se l’investitura di Micciché era giunta direttamente dall’ex premier Berlusconi (e per questo, comunque, la candidatura del leader di Grande Sud appare ancora la più probabile), il Pdl è in una fase di enorme travaglio interno. E in questo travaglio si mischiano i dubbi sulla scelta dell’ex sottosegretario, la convinzione che forse dopo le legislature dei centristi Cuffaro e Lombardo al Pdl tocchi esprimere la propria candidatura (un’esigenza, ad esempio, sollevata dai giovani del partito), e anche le ambizioni personali di alcuni esponenti azzurri come Francesco Cascio. Che stamattina ha incontrato Raffaele Lombardo. Un incontro che può apparire anomalo. Nonostante le parole di oggi del governatore che parla di “ottimo rapporto da sempre avuto” col presidente dell’Ars, i due hanno vissuto diversi momenti di tensione. Ma la visita di Cascio a Lombardo (che svela: “Cascio mi ha detto che il candidato sarà lui”), punta probabilmente a sondare (e poi a dimostrare) la capacità del presidente dell’Ars di poter rappresentare una candidatura in grado di “unire” il centrodestra, più dello stesso Micciché. Contro il quale si è espresso apertamente Giuseppe Castiglione, uno dei coordinatori del partito: “Io non lo sosterrò”, ha detto.
Gli alleati del Cantiere popolare hanno espresso a Berlusconi, tramite il proprio leader Saverio Romano, le proprie preferenze per la candidatura di Innocenzo Leontini, pur dichiarando di essere aperti a una “soluzione condivisa”. Ma adesso, improvvisamente, quella di Micciché non pare, come soluzione, così condivisa. Per questo, ecco che tra i due (Micciché, appunto, e Cascio), potrebbe emergere ancora una volta la candidatura di Roberto Lagalla. Sarebbe la soluzione buona per non arrivare ai “coltelli” tra Micciché e la parte del Pdl che non vede di buon occhio questa soluzione, e per soddisfare anche il Cantiere popolare che da tempo esprime simpatia verso il magnifico rettore di Palermo. Senza contare che la scelta di Lagalla, ancora più di quella di Micciché, potrebbe, secondo molti “addetti ai lavori” rendere meno ardua la strada che porta al riavvicinamento col Nuovo polo, con l’Mpa tramutatosi nel “Partito dei siciliani”. “Da alcuni esponenti del Pdl – ha detto il segretario regionale dell’Mpa Giovanni Pistorio – ho ascoltato parole intelligenti”. Mentre su Micciché ha commentato: “Non sappiamo mai con quale Micciché parliamo. Un giorno è autonomista, un altro va da Berlusconi a chiedere cosa fare. È sempre un po’ a metà strada”.
Dall’altra parte, invece, la situazione è un po’ più cristallizzata. Il patto Crocetta-D’Alia sembra forte. Poggiato sulle solide basi di un’identità di vedute e su convenienze politiche dai rimandi romani. Ma resta da definire la posizione, non affatto secondaria, dell’Italia dei valori. Ieri, infatti, è stato il giorno degli appelli rivolti a Leoluca Orlando, che a dire il vero era stato piuttosto netto, definendo l’alleanza tra Crocetta e l’Udc come un patto con il “cuffarismo”.
Ma Idv non può e probabilmente non vuole correre il rischio di pagare anche in questa legislatura lo scotto di una scelta intransigente. Insomma, l’alleanza con Sel, Verdi e Federazione della sinistra, infatti, non dà ai dipietristi l’assoluta certezza di superare lo sbarramento del 5%, visti i numeri non esaltanti come quelli palermitani, raccolti in altre province dell’Isola. Intanto, Orlando è stato “invocato” sia da D’Alia che da Cracolici. E nel primo caso, l’invito alla sottoscrizione di un “patto civico” da parte del segretario regionale, in fondo, appare coerente rispetto ad alcune prese di posizione del partito (in occasione del ballottaggio di Palermo, D’Alia dichiarò apertamente simpatia e sostegno per Orlando). Suonano come sorprendenti, invece, la parole di Antonello Cracolici. “Mi auguro – ha detto il capogruppo democratico all’Ars – che Leoluca Orlando non lavori per dividere, ma per costruire una pagina di svolta e di riscatto per l’isola. Il nostro popolo non ne più di divisioni e liti – ha aggiunto – questo è il momento dell’unità e della responsabilità. Quando Orlando nel 2001 si è candidato alla presidenza della Regione ha avuto accanto a sé una coalizione compatta e generosa, adesso tocca a lui dare il suo contributo, e quello di Idv, per aggregare e costruire una candidatura che sia in grado di vincere e governare”. Ma Orlando non pare entusiasta. E sta cercando una soluzione alternativa. Qualcuno mormora, ad esempio, che siano frequenti i suoi incontri col rettore Lagalla. Già, proprio il candidato che potrebbe chiudere il cerchio nel centrodestra. Ma queste oggi sembrano solo fantasie. Una cosa è certa: in questo momento, è proprio quando il cerchio sembra chiuso, che tutto sembra ripartire verso direzioni inaspettate.