PALERMO. L’Università di Palermo ha già anticipato i tagli previsti dalla “spending review” del governo nazionale tanto da conquistare il terzo posto in Italia nella classifica degli Atenei in linea con le nuove politiche di risparmio. Il commissario per la revisione della spesa Enrico Bondi, dopo avere dettato l’agenda dei tagli alle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, si è rivolto agli Atenei e ai centri di ricerca, calcolando in 532 milioni di euro la cifra da recuperare. E il 30 per cento (170 milioni di euro) va risparmiato subito, attraverso tagli all’Ffo, cioè il Fondo di finanziamento ordinario, la principale fonte di entrata per gli Atenei statali.
Secondo i calcoli di Bondi, Palermo è disallineata solo per lo 0,7 per cento, a fronte del 7.8 per cento di media nazionale e del 60,2 per cento dell’Istituto universitario di studi superiori di Pavia, in cima all’elenco delle strutture “disallineate”. Del Sud anche gli altri due Atenei in cima alla classifica virtuosa: la Federico II di Napoli si discosta dalle previsioni della spending review per lo 0.5 per cento, Messina per lo 0.6. Il governo ha calcolato il totale dei costi intermedi di ogni Ateneo (tutte le spese al netto degli stipendi per il personale a tempo indeterminato) e l’ha poi diviso per il numero complessivo dei dipendenti per ottenere la media nazionale. Le spese superiori allo standard sono state considerate eccessive.
“In questi anni abbiamo effettuato una rigorosa politica di razionalizzazione della spesa – dice il rettore Roberto Lagalla – attraverso la revisione dell’offerta formativa, l’accorpamento dei dipartimenti, la riorganizzazione di spazi e servizi, senza intaccare il sostegno alla ricerca e le politiche di miglioramento dei servizi agli studenti. I calcoli del ministero ci confortano nelle nostre scelte”.
A confermare il trend positivo impresso all’Università di Palermo sono anche le classifiche internazionali. Quest’anno l’Università di Palermo conquista il 17° posto in Italia nella Ranking web of World University, la classifica che prende in considerazione oltre 20 mila istituzioni in tutto il mondo valutandone l’impatto sul web in termini di prestigio formativo e scientifico. L’Ateneo scala posizioni anche nella classifica del Censis e si piazza al settimo posto tra i mega-atenei italiani (quelli con oltre 40 mila iscritti) e prima tra quelli del centro-sud, superando Catania, Napoli, Bari, e piazzandosi anche prima di Milano. Infine si conferma tra le prime 500 istituzioni mondiali nella graduatoria stilata dalla Shanghai Jiao Tong University. “Un ulteriore segnale di riconoscimento – dice Lagalla – degli sforzi che l’Università ha compiuto in ambiti strategici come i servizi agli studenti, le strutture, l’internazionalizzazione”.