CATANIA. È il processo agli eredi mafiosi di Mario “u Tuppu”, al secolo Mario Nicotra, un boss rimasto vittima nel 1989 della faida che ha contrapposto la sua famiglia con quella di Giuseppe Pulvirenti, detto “u malpassotu”. Approda in appello il processo ai capi e ai presunti soldati – o anche solo, a vario titolo, ‘amici degli amici’ o ‘avvicinati’ – del clan Nicotra, la cui sentenza fu emessa l’anno scorso in primo grado dalla quarta sezione penale del Tribunale di Catania, presieduta dal giudice Paolo Corda.
Si entrerà nel vivo il prossimo 22 maggio, dinanzi alla Corte d’appello presieduta da Riccardo Pivetti, consiglieri Giancarlo Cascino e Floriana Gallucci, con la requisitoria del Pg Antonio Nicastro. In primo grado furono condanne pesanti, emesse al termine di un processo che si è svolto all’aula bunker del carcere di Bicocca.
Tra i condannati alla sbarra c’è pure il presunto boss Gaetano Nicotra, oggi settantaduenne, difeso dagli avvocati Salvatore Vitale e Vittorio Basile, ritenuto colui che avrebbe ottenuto il rientro in paese degli esponenti del clan dopo la faida con il “malpassotu”, grazie a un accordo con i Mazzei, uno dei gruppi più fidati dei capi della mafia catanese, ovvero il clan Santapaola-Ercolano. Nicotra ha preso in primo grado 20 anni.
Vi è poi Antonio Nicotra detto “Tony”, cinquantaseienne che è figlio dell’ucciso Mario Nicotra, difeso dagli avvocati Mario Brancato e Giuseppe Grasso, ritenuto una sorta di braccio operativo del clan, che ha preso in primo grado 22 anni. E Nino Rivilli, cinquantunenne, difeso dall’avvocato Francesco Antille, ritenuto un elemento di spicco del clan, che prese in primo grado 26 anni. Sono loro tre i nomi più importanti emersi dall’operazione Gisella, con cui fu letteralmente decapitato il clan.
Chi sono gli imputati ‘minori’
Gli altri condannati in primo grado erano stati il quarantaquattrenne Gaetano Nicotra, che ha preso 14 anni, quanti Carmelo Guglielmino; Lucia Palmeri, 12 anni; Gaetano Indelicato, 6 anni 6 mesi; Francesco Spampinato 3 anni 6 mesi; Emanuele Parisi, Saverio Monteleone, Vincenzo Di Pasquale e Luca Destro, che hanno preso 2 anni; Giuseppe Piro e Alfio La Spina, che hanno preso 3 anni; Gianfranco Carpino, 7 anni; e Antonio Zuccarello, 6 anni. Gli altri imputati sono difesi dagli avvocati Giuseppe Rapisarda, Roberta Castorina, Salvatore Leotta, Francesco Silluzzio, Giuseppe Ragazzo, Mario Ragonese, Walter Rapisarda, Giuseppe Ivo Russo, Monica Seminara. In primo grado, in aula, sono stati riconosciuti dei risarcimenti al Comune di Misterbianco e all’associazione Alfredo Agosta, entrambe parti civili.