CATANIA – A Lineri, quartiere al confine tra Misterbianco e Catania, qualcuno invia una lettera anomina a un commerciante per pretendere il pagamento del pizzo. E’ il 2011. Al reggente del gruppo dei Santapaola arriva “la soffiata” e Giuseppe Scollo decide di intervenire in prima persona per capire chi si era permesso di “fare affari” nel suo territorio. A quel punto viene organizzato un incontro con uno dei vertici del clan Nicotra che operava a Misterbianco, e precisamente al tavolo si siede Antonino “Tony” Nicotra, figlio di quel “Mariu U Tuppu” ucciso durante la faida con i “Malpassoti”.
La ricostruzione del “meeting” mafioso emerge dall’esame di Giuseppe Scollo, da gennaio collaboratore di giustizia, ascoltato come teste nel processo in appello che vede alla sbarra Gaetano Nicotra, 64 anni, fratello di Mario U Tuppu, il nipote 49enne Antonio, l’altro nipote 36enne, Gaetano, Giuseppe Avellino, Daniele Musarra e Giovanni Sapuppo. Gli imputati, insieme ad altre due persone, furono arrestati dai carabinieri nel 2013 nell’ambito dell’inchiesta “I Tuppi” che aveva scoperchiato un fiorente traffico di droga tra la Calabria e Misterbianco.
Torniamo all’esame del pentito. Il pg Gaetano Siscaro chiede i dettagli di quell’incontro avvenuto in un bar di Misterbianco. “lo non li conoscevo i Nicotra – racconta Scollo – e mi sono rivolto a una persona che aveva contatti di droga, un certo Tino “Falco” che ha fatto da tramite per l’appuntamento”. In quella riunione il collaboratore conosce “il figlio di Mariu U Tuppu” che gli conferma che erano stati loro a mandare la richiesta di estorsione. A quel punto però è stato Scollo, come dichiara durante il controesame di uno dei difensori (l’avvocato Carmelo Peluso), a “riscuotere”. “Anche perchè era in una zona che apparteneva a Lineri” – precisa il pentito.
Un unico incontro con Tony Nicotra e poi nessun altro contatto, ma i Santapaola – a dire di Scollo – sapevano che “gli scappati” erano tornati a Catania (dopo l’omicidio erano fuggiti) e avevano creato un gruppo a Misterbianco con a capo il figlio di Mariu U Tuppu e lo zio. “Facevano riferimento a Nuccio Mazzei, responsabile della famiglia dei “Carcagnusi” – risponde il teste a una domanda del pg Siscaro, che dopo l’esame ha discusso la requisitoria e presentato le richieste di pena alla Terza sezione penale della Corte d’Appello di Catania, presieduta da Carolina Tafuri (a latere Giuliana Fichera e Eliana Zumbo).
Gaetano Siscaro scardina punto per punto l’apparato probatorio e parte da un fatto concreto: il sequestro di oltre due chili di cocaina del 14 giugno 2011. I carabinieri rintracciano un mezzo per trasportare i cavalli e un’auto con a bordo quattro calabresi: durante la perquisizione i militari non trovano stalloni o puledri, ma un carico di polvere bianca destinata, secondo gli inquirenti, proprio ai Nicotra. Nel ricorso in appello uno dei difensori parla dell’operazione come di “un fatto senza passato e senza futuro” perchè slegato da tutto quello avvenuto prima. “Una tesi sconvolgente” secondo Siscaro visto che non si è trattato di un controllo ai traghetti di routine, ma di un appostamento mirato e pianificato ad hoc. I carabinieri sapevano chi stavano cercando e li hanno trovati. “O hanno avuto una divinazione o forse una soffiata dalla CIA a dall’FBI?”- si chiede il Pg.
La requisitoria di Siscaro analizza l’inchiesta andando a ritroso nel tempo. Una scelta precisa che porta a cristallizzare alcune tappe fondamentali delle indagini: il 25 novembre 2010 è la data del primo viaggio in Calabria, il 31 gennaio 2011 è il giorno di un’altra trasferta nella Locride, il 7 marzo 2011 si (ri)parte verso la punta dello stivale, il 22 marzo 2011 si riesce a identificare l’utenza dei Bevilacqua (i trafficanti arrestati ai traghetti), il 23 marzo 2011 si procede con la consegna dei soldi, il 27 aprile 2011 i Nicotra sono in Calabria per la trattativa della fornitura (ci sarà un controllo che non andrà a buon fine), il 28 aprile e il 23 maggio 2011 avvengono due consegne di cocaina, l’11 giugno 2011 si pianifica il trasporto che pochi giorni dopo sarà intercettato dai carabinieri. Una sequenza definita dal magistrato “impressionante”. A questo si aggiungono le intercettazioni delle conversazioni con il codice “equestre” decriptato dagli investigatori, che trova pieno riscontro nel sequestro di droga: “Perchè si parla di due cavalli e vengono ritrovati due chili di cocaina”.
Il pg Siscaro chiede alla Corte d’Appello conferma della sentenza di primo grado per Gaetano Nicotra, condannato dal Gup a venti anni di reclusione, Antonio Nicotra, 20 anni, Gaetano Nicotra, 13 anni e 6 mesi, Giuseppe Avellino, 20 anni. Chiesta l’assoluzione per Daniele Musarra e Giovanni Sapuppo.