Palermo, rapina al parroco dello Zen: falsa testimonianza, assolto

Palermo, rapina al parroco dello Zen: falsa testimonianza, assolto

Avrebbe aiutato i due rapinatori. Intercettazioni inutilizzabili

PALERMO – Cade l’accusa di falsa testimonianza. Il fatto non sussiste: il Tribunale ha assolto Vincenzo Viviano, 35 anni. Secondo il pubblico ministero, che aveva chiesto una condanna a 2 anni e mezzo di carcere, l’imputato aveva mentito per proteggere gli autori della rapina subita nel 2016 dal parroco dello Zen Miguel Pertini.

Poco prima delle 5 del mattino, dopo aver forzato il portone della chiesa di via Fausto Coppi con un piede di porco, i rapinatori rubato il tabernacolo (la refurtiva fu poi ritrovata). Poi si diressero al primo piano, dove dormivano i genitori del parroco venuti da Buenos Aires per fargli visita. Don Miguel, sentendo le urla, cercò di soccorrerli e fu picchiato con il pastone dell’anziano genitore.

Per quel colpo sono stati condannati Nicolò Bondì e Giovanni Caviglia. Viviano fu convocato al commissariato San Lorenzo insieme agli altri indagati. Dopo che gli furono mostrate alcune immagini dei due amici fu intercettato mentre diceva: “… si è visto a Nicola… si vede con la pistola… a te ti arrestano”.

Secondo il giudice monocratico Marco Petrigni, va applicata la disposizione normativa che “limitava l’utilizzabilità delle intercettazioni in altro procedimento solo se le stesse risultano rilevanti e indispensabili per l’accertamento dei delitti per i quali è obbligatorio l’arresto in flagranza”. Tra questi non rientra la falsa testimonianza.

Viviano è stato sentito anche in aula ma, così scrive il giudice, gli agenti convocati non ricordavano con precisione le trascrizioni delle intercettazioni. Da qui l’assoluzione dell’imputato, difeso dall’avvocato Elena Gallo.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI