PALERMO – L’assessore alle autonomie locali e alla funzione pubblica, Andrea Messina, traccia la road map del disegno di legge sulla reintroduzione delle province. Dalle rassicurazioni romane al risultato elettorale della Dc, Messina fa il punto in vista dell’appuntamento con le elezioni Europee.
Assessore, partiamo dal ddl che reintroduce delle province, il provvedimento sul quale il governo regionale sta puntando tutte le su fiches. A che punto siamo? Possiamo stilare una road-map?
Il testo lo avevamo già adottato nella giunta di governo un mese fa ed è già depositato in prima commissione. Lo stanno già esaminando, è stato fissato anche il termine per gli emendamenti, credo che nel giro di un mesetto la commissione lo dovrebbe definitivamente esitare. Il testo approvato in giunta ripercorre il testo nazionale, la proposta di legge depositata in Parlamento. Chiaramente adattata al nostro ordinamento degli enti locali e alla nostra legge elettorale. Le faccio qualche esempio.
Prego.
In Sicilia il sindaco o il presidente della provincia non fanno parte dei consigli, altrove sì. Ecco che tipo di lavoro abbiamo fatto.
Si devono definire meglio le funzioni che andranno ad espletare i nuovi enti di area vasta?
Nella norma abbiamo definito le competenze e sono le medesime della normativa nazionale. In Sicilia corrispondono a quelle della legge 9-1986 che riguardano strade, scuola e ambiente.
E a Roma a che punto sono?
Ci hanno inviato la bozza definitiva depositata in Senato. A Roma avevano presentato sei o sette disegni di legge bipartisan che adesso sono stati acquisiti in un’unica bozza. Ci hanno fatto capire che l’approvazione arriverà entro qualche mese, ma noi a dire il vero aspettiamo soprattutto l’abrogazione della legge Delrio, una norma economico-finanziaria che blocca tutte le regioni per un motivo economici e non di ordinamento degli enti locali. Ne attendiamo l’abrogazione. Ad ogni modo abbiamo ottenuto delle garanzie, soprattutto attraverso il ministro Calderoli che qualche mese fa a Palermo ci ha detto che possiamo andare avanti con il nostro testo.
L’onorevole Giorgio Assenza aveva sottolineato che dovreste attendere l’abrogazione della norma prima di legiferare…
Potrebbe avere un senso da un punto di vista costituzionale, se vogliamo rimanere fiscali. Ma Calderoli che è il Ministro delle riforme ci ha detto che rientra nel programma del governo la reintroduzione delle province e siccome eventuali impugnative le fa il consiglio dei ministri…
A proposito di impugnative, il M5s ha sollevato il caso della norma al vaglio della Commissione affari istituzionali che proroga i commissari delle città metropolitane e dei liberi consorzi fino al 2024. Secondo lei il rischio è fondato?
Sì è fondato ma abbiamo dovuto farlo perché nell’ottica della ricostituzione delle province
Con il voto a suffragio universale non avrebbero senso le elezioni
di secondo livello quindi si prorogano i commissari. La normativa attuale prevede che entro sessanta giorni la Regione deve indire i comizi elettorali per le elezioni di secondo livello,
se non c’è quella norma di rinvio entro il 31 agosto dobbiamo fare svolgere le elezioni chiamando al voto consiglieri e sindaci per costituire organi che decadrebbero dopo poco. Per questi vogliamo prorogare la norma per evitare di svolgere le elezioni di secondo livello. La proroga i commissari non è una nostra invenzione ma va avanti da dieci anni. Adesso che c’è una novità, rispetto agli ultimi dieci anni con la ricostruzione delle province, è ancora più utile evitare di votare tre mesi prima e poi tornare al voto. Sarebbe un controsenso che nessuno capirebbe.
Restiamo sul tema delle elezioni. Alle amministrative la Dc ha avuto buoni risultati, anche nella città più importante al voto: Catania…
Siamo soddisfatti per il risultato ottenuto nella città di Catania perché il partito, nato a Catania sei mesi fa con le elezioni regionali è riuscito a ottenere il 6,5 e ottenere tre seggi: un risultato di tutto rispetto, importante per il futuro della Dc.
Per le Europee che programmi avete?
C’è molto da lavorare. Il nostro segretario sta lavorando molto a Roma per fondare questo nuovo partito di centro che metterà insieme tanti soggetti che provengono dal mondo moderato. Siamo in una fase embrionale, ma possiamo dire che saremo di certo presenti alle elezioni Europee. Abbiamo anche una deputata europea che ha aderito alla nostra Dc: Francesca Donato.
Vi dovrete alleare con qualcuno però…
Sì, si deve superare un quorum calcolato su base nazionale. Il nostro partito è costituito in prevalenza da siciliani, quindi non sappiamo ancora se un anno basterà a strutturare la Dc anche su base nazionale.
A proposito, a che punto è la querelle con Gianfranco Rotondi?
Diciamo la verità: già esisteva una sentenza della Cassazione che stabiliva che il simbolo apparteneva all’Udc e la denominazione Democrazia Cristiana a Grassi. Il nostro congresso si è celebrato in continuità con quello che era il partito rappresentato da Renato Grassi e recentemente abbiamo eletto come segretario nazionale Totò Cuffaro. Ritengo che il problema di Rotondi sia più legato alla gestione del patrimonio della Dc, a noi interessa esclusivamente il patrimonio storico-culturale della Dc e quindi stiamo lavorando nell’ottica di trovare un’intesa con l’Udc per riunificare nome e simbolo. Rotondi può stare sereno, non siamo degli usurpatori noi vogliamo rappresentare i cittadini che votano Dc.