Mafia, funerali pubblici vietati per il boss di Casteltermini

Vietati i funerali pubblici per il boss di Casteltermini

La decisione del questore di Agrigento

CASTELTERMINI (AGRIGENTO) – Niente funerali pubblici per motivi di ordine e sicurezza ma soltanto una cerimonia in forma strettamente privata. Lo ha disposto il questore di Agrigento Emanuele Ricifari, che con un provvedimento ha imposto lo stop alla celebrazione del funerale di Vincenzo Di Piazza, storico boss di Casteltermini, deceduto lo scorso fine settimana a 83 anni.

La carriera criminale del boss di Casteltermini

Le esequie si sarebbero dovute tenere sabato mattina. La notifica è stata eseguita dagli agenti della Squadra mobile di Agrigento. La ‘carriera’ criminale di Di Piazza parte da lontano: nel 1995 è stato arrestato per aver favorito la latitanza del capo di Cosa nostra agrigentina Salvatore Fragapane, oggi ergastolano, scovato dalle forze dell’ordine dopo un periodo di latitanza proprio nella masseria di Vincenzo Di Piazza, ritenuto un “ fedelissimo ” del “ mammasantissima ” di Santa Elisabetta. Il boss di Casteltermini, detenuto per anni al 41bis, era tornato ai domiciliari tre anni fa per motivi di salute. L ’ ultimo arresto risale al 2011 quando fu coinvolto nella costola dell’inchiesta antimafia ‘Kamarat’ che interessò le famiglie mafiose della ‘Montagna’ in provincia di Agrigento.

I sequestri di beni

Ad inchiodarlo le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia. Il Tribunale di Palermo lo aveva condannato (in continuazione) a 18 anni di reclusione per associazione mafiosa. La Dia di Agrigento, guidata dal vicequestore Roberto Cilona, nel 2014 gli sequestrò beni per un valore di circa un milione di euro: gli agenti, in quell’occasione, misero sigilli a 6 fabbricati, compresi quelli rurali; 335 appezzamenti di terreno, adibiti a seminativo o pascolo; un ’ azienda per l ’ allevamento di bovini e caprini; una ditta individuale per la coltivazione di cereali e cinque conti correnti bancari. Sequestro beni, immediatamente appellato dai difensori dell’uomo e dagli aventi diritto (che non hanno mai smesso di segnalare come nessuno dei Di Piazza abbia mai ricevuto accuse riguardanti reati tipici di mafia come estorsioni, danneggiamenti, omicidi) che in gran parte non è stato confermato da due provvedimenti specifici del Tribunale di Agrigento e Corte d ’ appello di Palermo, restituendo cos ì i beni allo stesso Di Piazza ed ai suoi familiari.


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