PALERMO- Di più deprimente del fatto che quest’autunno sia tornato di moda il color ruggine, di cui s’era persa traccia dagli anni settanta, c’è soltanto una cosa, nell’ultimo scorcio di ottobre: il pagellino. Un anticipo di pagella, un assaggino dell’amaro calice che si berrà in febbraio, una preview del film dell’orrore di cui esse – la mamma e la Mamma – saranno coprotagoniste. Vi ricordate? Convivevano in uno stesso corpo, ma con visioni opposte su come affrontare l’Anno Scolastico dei Figli.
La mamma, di essere mamma di una “sciarriata coi libri” lo sapeva: l’aveva capito fin da quando alla fine del primo anno di asilo, alla consegna del “materiale scrittorio” prodotto dai pargoletti, le altre mamme arrancavano per il peso di un incartamento di 6 chili e lei osservava il suo dello spessore di un toast. Tuttavia, la Mamma, imperterrita assertrice del motto: “tutto può essere insegnato a tutti”, non si era data per vinta. C’entravano – secondo lei – i tempi di maturazione individuali, gli stimoli idonei, la gestione dell’ansia e una Scuola Metodologicamente Attrezzata. La Mamma ha tentato di tutto: ha parlato con ferma dolcezza, ascoltato con rispetto e fornito idonei supporti di specialisti delle più disparate branche: dalla psicologia alla matematica a Santa Rosalia. La mamma dal canto suo un giorno ha dichiarato alla figlia di 7 anni che la scuola dell’obbligo è appunto un obbligo e se lei non ci andava, sarebbero venuti a prelevarla nientemeno che i Carabinieri. E la figlia malvolentieri andò.
Ma chi nasce tondo – pensa la mamma – può morire quadrato?
Quest’anno, trascorso invano il tempo di maturazione, esauste, entrambe le personalità materne hanno capito che ciò che ci vuole – per affrontare il pagellino – è una buona messa in piega, una borsa nuova e un trucco impeccabile. Così taroccate, esse si dirigono alla fossa dei leoni con l’intenzione di uscirne vive, e ben pettinate, a dispetto dei 2 e dei 3 che affolleranno – è certo – il famigerato pagellino. Ripetono entrambe all’unisono, come un mantra: “stavolta, andrà meglio”, “stavolta, andrà…
E il mantra funziona! Pare loro di udire le parole “partecipe”, “interessata”, “buon rendimento”…. La mamma-Mamma, riconciliata con se stessa, nel suo meraviglioso taglio che ce l’hanno solo lei e Victoria Beckam e con la sua maxi borsa di simil-pitone, («con tutte le cose che noi donne ci portiamo dietro, signora!», ha detto la commessa, e lei per riempirla ci ha messo un giornale appallottolato e anche così pesa un quintale), ha un pensiero di rimorso per la figlia, che è rimasta fra le pareti fuxia della sua stanza, in raccoglimento col santo protettore dei ripetenti e fuori corso, Steve Jobs («stay hungry! Stay fool!») e si dirige con piglio da red carpet verso gli altri professori; minimamente sfiorata, la poverina, dal sospetto di aver appena parlato con l’insegnante di educazione fisica (la sciarriata è infatti agile come gazzella e veloce come lepre).
«Signora! Che piacere vederla così in forma! Sua figlia mi ha detto tutto dei suoi problemi di salute! E il divorzio poi! In un così difficile momento – l’ allagamento, tutti i libri inutilizzabili – per lei e la sua famiglia! Solo mi permetto di ricordarle i problemi di vista di sua figlia: la congiuntivite si può cronicizzare e anche la raucedine va tenuta sotto controllo!»
……silenzio……
«Comunque, nella mia materia, sua figlia – aggiunge, percorrendo sul registro col dito unghiuto la riga dal cognome al voto – ha……. ecco! tre all’orale e due allo scritto». La mamma e la Mamma se ne vanno («e condoglianze per i suoi genitori!») chiedendosi, l’una se potrà farsi rimborsare l’acquisto della maxi borsa, l’altra se non convenga invece adoperarla – dopo averla ben zavorrata – per darla in testa alla figlia. Sempre che questa si faccia prendere, allenata per com’è!