Catania, choc e rabbia: la morte di Chiara Adorno era evitabile?

Catania, choc e rabbia: la morte di Chiara Adorno era evitabile?

Le proposte per impedire che possa accadere nuovamente

CATANIA – Sarà l’inchiesta aperta dalla procura di Catania a stabilire su chi dovranno ricadere le responsabilità per la morte della studentessa Chiara Adorno, la diciottenne rimasta uccisa alla circonvallazione di Catania mentre attraversava a piedi la carreggiata. Una tragedia che poteva essere anche più grave: perché anche un ragazzo che stava con lei, infatti, è rimasto ferito. Ma la considerazione da fare è semmai un’altra, più pressante: se quanto accaduto martedì sera poteva essere evitato. 

Chiara Adorno: perché?

Dalle prime ricostruzioni, è possibile affermare che Chiara è vittima di una sequenza devastante di eventi. L’autopsia ci dirà se è stata o no l’auto che l’ha travolta, dopo che già era sta investita da uno scooter, a essere stata letale. Una risposta che non darà sicuramente pace alla famiglia Adorno. E neanche a quelle dei due giovani conducenti che non sono riusciti a schivare la ragazza. E serve capire cosa avrebbe impedito loro di vedere la giovane studentessa di Solarino. O di vederla soltanto in ritardo. 

La memoria va intanto a un’altra vittima. Danilo Di Majo, 25enne originario di Enna, che ha perso la vita – sempre in quel punto – il 31 luglio 2017. È stato il rettore Francesco Priolo a ricordarlo esprimendo tutto il rammarico per un martirologio che, da martedì sera, ha un nome in più da commemorare. 

L’assessore Alessandro Porto

Che fare, ora? L’assessore alla polizia locale, Alessandro Porto, è ancora scosso mentre risponde alle domande del nostro giornale. Non può riferire nulla sulle indagini in corso, tuttavia ci tiene a dire che “serve partire dalle scuole, dall’educazione stradale, dalle buone pratiche”. Lo ripete più volte mentre spiega che l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Enrico Trantino ha “sin da subito messo in primo piano sicurezza e mobilità: in tale senso, abbiamo già dato dei segnali”.

“Dobbiamo rilanciare il piano del traffico e capire come migliorare la sicurezza in città” ha detto ancora Porto. “A noi serve un piano generale: sarebbe sbagliato, nonostante la tragicità di quanto avvenuto, soffermarsi soltanto sul singolo segmento cittadino, perché dobbiamo venire a capo della sicurezza anche al viale Vittorio Veneto, viale Alexander Fleming e via Vincenzo Giuffrida”.

La proposta di Luigi Bosco

La memoria intanto va a quando alla circonvallazione, all’altezza dell’ingresso principale della Cittadella universitaria, faceva capolino un ponte pedonale in ferro destinato ai pedoni. “La verità è quella struttura non veniva incontro alle esigenze dei disabili, perché non c’era l’ascensore”, ha spiegato. “Mi chiedo, però, perché quando fu varato il nuovo piano viario non fu previsto un sottopasso pedonale, ma soltanto uno per le automobili: lì è l’errore”.

Luigi Bosco, già assessore ai Lavori Pubblici durante l’ultima sindacatura di Enzo Bianco, ha lanciato via social una proposta per consentire ai pedoni di attraversare in sicurezza quel punto maledetto. “Ritengo di potere suggerire la realizzazione di un sottopasso stradale, in corrispondenza dell’uscita pedonale sulla circonvallazione. Tale sottopasso – ha scritto –  è di non complessa realizzazione (occorre infatti solo la creazione di una struttura scatolare, previa asportazione di un rilevato stradale, presumibilmente privo di impianti, in quanto costruito in un secondo momento rispetto alla impostazione originaria del piano di scorrimento della circonvallazione), e consente un collegamento semplice con via Fleming”.


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