PALERMO- “Io ho sentito qualcuno che gridava dagli altri balconi, ho sentito le urla, le voci dei vicini… Sono distrutto…. Non lo dimenticherò mai. Ho già parlato con la polizia. Lavoro come portiere in uno dei palazzi di qui”. La faccia dell’uomo che parla mostra il suo pallore, illuminato dai neon in via Ausonia. Dalle case, piove un rumore di piatti, in un drappeggio di tovaglie rosse, nel rito del 24 dicembre. Ma questa vigilia palermitana è stata colpita al cuore da una tragedia. Un uomo di trentotto anni, un professore universitario, è morto, cadendo con il figlio di quattro anni dal sesto piano, qui, a pochi passi. Il bambino è ricoverato. Si indaga per capire la dinamica. L’ipotesi è che siano precipitati mentre il padre tentava di afferrare il figlio che si sporgeva dal balcone.
Il fioraio all’angolo non può darsi pace: “E’ successo nel primo pomeriggio, sono arrivati tutti: l’ambulanza, i vigili, la polizia… Sono qui da tanti anni e conoscevo il professore, una persona perbene”. Un uomo che faceva i conti con la sofferenza, per la morte della moglie, questo raccontano altre voci, sul portone.
“Viveva la sua tragedia familiare, pensando soprattutto al bambino – dice una signora -. Li ho visti stamattina, lui e il figlio. Li ho salutati, come sempre e ci siamo scambiati un sorriso. Niente lasciava pensare che ci saremmo ritrovati qui a piangere”. Sono tutti scorci narrati, nella sera di Palermo. Impossibile verificarli nel dettaglio, ma gli accenti di chi mette insieme i pezzi di una storia hanno l’eco di una sincera partecipazione.
All’ingresso dello stabile, teatro dell’accaduto, il viavai si sta esaurendo. Ci sono figure in uniforme e altro personale in borghese. All’interno di un ristorante c’è movimento: i corpi sarebbero atterrati sul tetto. La sera è rischiarata a malapena, lontano dalle luci dei palazzi. Nelle case qualcuno sistema una tovaglia rossa. Qualcuno grida: “Tombola!”. E’ la sera della vigilia di Natale.