PALERMO – Orlando compie il primo passo verso la consortile, ma lo fa con il parere negativo dei più alti vertici della burocrazia di Palazzo delle Aquile. Rischia di diventare un caso quello della Seme Scrl, la nuova società consortile del comune di Palermo, che ieri la giunta ha approvato insieme a una bozza di statuto. Un’approvazione che sconta, però, il parere negativo del Ragioniere generale e del Segretario generale di Palazzo delle Aquile e che potrebbe essere solo l’antipasto di un travagliato iter.
Come anticipato da Livesicilia, la giunta Orlando ha approvato la costituzione del futuro “contenitore” di tutte le partecipate di Palazzo delle Aquile, nel quale confluiranno anche i dipendenti della Gesip. La giunta già ieri aveva dato il via libera, che adesso dovrà però essere ratificato dal consiglio comunale, anche se la pubblicazione dell’atto all’albo pretorio è stata ritardata per alcuni piccoli intoppi burocratici. Ma nella delibera risaltano il parere negativo di regolarità contabile del Ragioniere e la nota congiunta di quest’ultimo col Segretario generale che di fatto bocciano la bozza di statuto della giunta, creando un vero e proprio caso intorno alla consortile.
Ma andiamo con ordine. Il nome completo sarà “Seme – Servizi metropolitani – società consortile a responsabilità limitata” e sarà a totale capitale pubblico, con una durata fino al 2050, svolgendo servizi economicamente rilevanti e non strumentali attraverso appositi contratti di servizio con le aziende che la costituiranno. Il capitale sociale sarà di centomila euro.
Per il resto, lo statuto prevede quanto già era stato anticipato: amministratore unico o cda composto da tre membri (e non più cinque), direttore generale che sarà anche responsabile del personale. Al comune di Palermo spetterà vigilare sull’azienda, mediante il controllo analogo, approvando i resoconti semestrali che, il 30 maggio e il 30 novembre di ogni anno, la consortile dovrà inviare insieme a una previsione per il successivo semestre, anche attraverso pareri e indirizzi vincolanti. Prevista anche la conferenza dei direttori generali delle partecipate che materialmente provvederanno alla costituzione della società, con a capo il dg della consortile.
Le azioni saranno così divise fra piazza Pretoria, che deterrà il 55 per cento delle quote, e il resto delle partecipate, ovvero Sispi, Amia, Amat, Amap e Amg Energia. Inizialmente, però, i centomila euro saranno a carico per il 91 per cento del Comune e per il nove per cento dell’Amap: in un secondo momento l’amministrazione trasferirà le quote. E il tutto sarà messo nero su bianco alla presenza del notaio Enrico Maccarone.
Tutto liscio? No, perché lunedì una nota congiunta del Ragioniere generale, Paolo Basile, e del Segretario generale, Fabrizio Dall’Acqua, ha sonoramente bocciato la proposta. E il motivo starebbe non solo nella partecipazione alla consortile del Comune, ma anche nella tipologia dei servizi che svolgerebbe. La bozza di statuto, infatti, classifica i servizi come non strumentali e il motivo è presto detto: l’articolo 4 del dl 95/2012 prevede che le società di questo tipo (e che hanno conseguito più del 90 per cento delle prestazioni ad amministrazioni pubbliche) vengano sciolte entro il 31 dicembre del 2013 mettendo a gara i servizi strumentali, e obbliga gli enti locali alla vendita delle quote.
Un vicolo cieco dal quale il Comune è uscito classificando i servizi che saranno affidati alla consortile come non strumentali. “Ma una società consortile alla quale partecipi un ente territoriale che comunque non ha fini imprenditoriali – scrivono Basile e Dalll’Acqua – non si ritiene possa avere quale oggetto sociale un servizio pubblico a rilevanza economica, potendo, piuttosto, averne uno meramente strumentale”. Una natura strumentale che sarebbe confermata anche dall’articolo 4 della bozza di statuto, che sancisce come i soci siano gli unici committenti della società.
E in alcune partecipate, fanno notare i due firmatari, rimarrebbe anche la commisstione tra servizi strumentali e pubblici locali vietata per legge dal 2006. Ma Basile e Dall’Acqua si spingono anche più in là: il regime legislativo dovrebbe essere quello commerciale, mentre in questo modo la consortile dovrebbe sottostare a quello comunitario. Infine, scrivono ancora i due, prima di presentare l’atto al consiglio comunale sarebbe necessario il parere dell’Avvocatura e dei Revisori.
Criticità ribadite dallo stesso Basile il giorno dopo, nel parere negativo di regolarità contabile, in cui il Ragioniere punta il dito anche sul rischio di squilibrio dei conti comunali, sui poteri conferiti al cda (giudicati troppo ampi perché l’amministrazione operi un controllo) e su un oggetto sociale troppo generico. Rilievi a cui l’amministrazione ha risposto rimandando al dirigente dell’ufficio competente l’individuazione delle soluzioni e garantendo i pareri necessari solo dopo il confronto con i sindacati.
Nonostante questo, però, la bocciatura in piena regola di tutta l’impalcatura su cui dovrebbe fondarsi la soluzione di Orlando non solo alla vicenda Gesip, ma a tutto il sistema delle società partecipate, e che dovrebbe rappresentare il punto di forza di questo primo scorcio di sindacatura, rischia di diventare un caso. Specie perché arriva non dalle opposizioni o dai sindacati, ma proprio dall’interno della burocrazia comunale, ai suoi più alti vertici, peraltro riconfermati dallo stesso Orlando la scorsa estate.
La bozza di statuto passerà ora al vaglio dei sindacati, dei Revisori, dell’Avvocatura e del consiglio comunale. Un terreno che rischia di rivelarsi minato per l’amministrazione Orlando, che dovrà difendere con le unghie e con i denti la consortile per evitare che un eventuale stop si trasformi in qualcosa di peggio a nemmeno un anno dall’inizio della quinta sindacatura del Professore.