PALERMO – Centrodestra in crisi, alleati sempre più diffidenti l’uno nei confronti dell’altro e un partito, Fratelli d’Italia, alle prese con malumori interni. Questa l’estrema sintesi di un mercoledì difficilissimo per la coalizione di governo in Sicilia. Le spaccature della maggioranza emerse nel voto dell’Ars che ha bocciato la ‘salva-ineleggibili’ (cara ai meloniani) si sono incrociate con le nomine dei manager della sanità. L’effetto è stato dirompente, al punto da indurre fonti di FdI a ventilare all’Ansa l’ipotesi di una “crisi di governo”. Possibilità che viene accolta però con un certo stupore dalle parti di Palazzo d’Orleans, mentre a tarda sera una voce meloniana più cauta confida a LiveSicilia: “Ora bisogna capire come andare avanti”.
La Giunta senza FdI
A fare saltare i nervi a Fratelli d’Italia il ko sulla salva-ineleggibili’, provocato dal tradimento dei franchi tiratori, e le designazioni dei manager arrivate in una riunione di Giunta che ha visto assenti i quattro assessori di fede meloniana, impegnati nel frattempo in una accesa riunione di gruppo all’Ars successiva al voto d’aula. L’attesa della delegazione di FdI a Palazzo d’Orleans, in realtà, è durata oltre un’ora rispetto alle 19, orario fissato per la Giunta. A quel punto il governatore Renato Schifani, rimasto in contatto continuo con l’assessore alle Infrastrutture Alessandro Aricò, non ha potuto fare altro che procedere con le nomine dei direttori generali concordate con tutti gli alleati. Impossibile rinviare ancora, vista la scadenza il 31 gennaio degli incarichi dei commissari. C’era, infatti, la necessità di far partire i decreti con le nuove nomine commissariali. Il tutto in attesa di completare il normale iter di legge per giungere alle designazioni finali dei dirigenti scelti.
Il nodo sanità
Per questo motivo i venti di guerra soffiati da Fratelli d’Italia hanno suscitato perplessità a Palazzo d’Orleans, dove si guarda all’agenda di governo. La lista dei manager scelti, del resto, era stata concordata anche con il partito di Giorgia Meloni che ora al suo interno conta alcuni scontenti. Il nodo non riguarda i nomi ma le destinazioni stabilite per i manager scelti. Su queste ultime, infatti, FdI avrebbe avuto in animo di apportare qualche modifica dell’ultimo momento, decisa proprio nella riunione post-aula all’Ars, ma quando la delegazione composta da tre parlamentari è giunta a Palazzo d’Orleans per comunicare le determinazioni dei meloniani era troppo tardi e i giochi erano ormai fatti.
Il vertice di maggioranza, poi harakiri all’Ars
Si è conclusa così la giornata folle del centrodestra, che in mattinata sembrava avere trovato l’intesa per evitare il crac e la crisi di governo. Schifani aveva riunito la maggioranza ottenendo per FdI la garanzia della trattazione della salva-ineleggibili, con i presenti comunque tutti coscienti del rischio voto segreto. L’accordo, frutto della mediazione del governatore, prevedeva un breve ritorno in commissione per il ddl Province, caro soprattutto alla Dc, cosa effettivamente avvenuta. Sulla seconda parte di una fragile intesa, però, ha pesato il voto segreto: 34 voti contrari e 30 i favorevoli sulla ‘salva-ineleggibili’, così nel centrodestra si è aperta la caccia ai franchi tiratori. Fratelli d’Italia punta il dito soprattutto sui deputati della Lega vicini al vice governatore Luca Sammartino, da sempre contrario a ogni ipotesi di salvataggio dei parlamentari a rischio ineleggibilità perché interessato ai possibili nuovi arrivi all’Ars, ma non sono in pochi nella coalizione a far notare le divisioni tra i meloniani sui manager. Contrapposizioni interne emerse con prepotenza soprattutto negli ultimi giorni e che alla fine avrebbero avuto un peso sulla battaglia di Sala d’Ercole.