Accesso a Medicina, pregi e criticità della proposta di legge

Accesso a Medicina, pregi e criticità della proposta di legge della Bernini

La riforma però non può avvenire a costo zero

La Commissione Istruzione del Senato ha dato il via libera a larga maggioranza al nuovo meccanismo di accesso agli Studi in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria.

E subito si sono scatenate le interpretazioni e le polemiche, le prime faziose, le seconde in larga misura infondate, dal momento che il meccanismo di funzionamento, il vero cuore della riforma, starà nei decreti attuativi che il Governo è delegato a adottare entro dodici mesi dall’applicazione della legge.

Ma andiamo per ordine. Primo punto: il numero programmato non è abolito. Faziosi e fuorvianti sono quindi i titoloni con i quali alcuni giornali hanno voluto interpretare la nuova legge.

Primo semestre “libero”

L’accesso è libero al primo semestre dei corsi di laurea magistrale in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e protesi dentaria e Medicina veterinaria, in cui ragazzi e ragazze studieranno discipline qualificanti comuni a tutti i corsi di studio di area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria, con contenuti uniformi, coordinati e armonizzati a livello nazionale.

Anatomia, Fisica medica, Biologia molecolare secondo le prime ipotesi.

Gli ostacoli al secondo semestre

Ma al secondo semestre, e quindi alla prosecuzione degli studi in Medicina, saranno ammessi solo gli studenti che abbiano conseguito tutti i crediti formativi universitari (CFU) stabiliti per gli esami di profitto, anch’essi svolti secondo standard uniformi, e, soprattutto, che si collochino in posizione utile nella graduatoria di merito nazionale.

Insomma, cambia la modalità di selezione, ma il numero programmato, che sarà determinato dal Ministero in coerenza con il fabbisogno di professionisti determinato dal SSN, non scompare certamente.

La seconda “chance”

Nel caso di mancato accesso al secondo semestre, gli studenti potranno comunque utilizzare i crediti conseguiti in un altro dei corsi di studio delle aree anzidette, anzi già al momento dell’iscrizione sono chiamati ad indicare una eventuale seconda scelta, ma anche in altri corsi, secondo modalità da definirsi.

Chiarito questo punto preliminare, proviamo ad evidenziare pregi e criticità della nuova proposta di legge approvata dalla Commissione del Senato.

I pregi della nuova proposta

Pregio della proposta è certamente il superamento del meccanismo dei test, oggetto negli ultimi decenni di infinite critiche e di ricorsi al Tar, sia per gli aspetti procedurali che legati ai contenuti. Si è provato di tutto: test in presenza, on line, in un’unica soluzione o con la possibilità di più tentativi su due anni, si sono cambiate le materie dei quesiti e la loro distribuzione.

Personalmente, ad esempio, ho sempre pensato che i quesiti dovessero riguardare solo la logica e la capacità di comprensione di un testo, che la cosiddetta cultura generale pochissimo o nulla avesse a che fare con la selezione dei futuri medici.

Nulla da fare, ogni anno è stata una vera via crucis e, finalmente, la ministra Bernini ha deciso di mettere fine a questa brutta stagione.

Pregio della proposta è anche il superamento, nei fatti, dei costosissimi corsi privati di preparazione ai test che venivano inevitabilmente a creare una pesante e odiosa barriera all’ingresso in funzione del reddito familiare dei candidati.

Il mantenimento del numero programmato

Pregio della proposta è infine, a mio avviso, anche il mantenimento di un numero programmato, in primis per garantire il livello di qualità della formazione. La formazione di un medico richiede sia una solida base teorica che un’importante attività laboratoriale e di tirocinio in corsia, in particolare oggi, avendo il corso di studio valenza abilitante.

Tutto questo sarebbe oggi impossibile se si consentisse l’accesso libero al corso di studio: con le strutture attuali, le migliaia di studenti sarebbero costrette a lezioni nei cinema, nei teatri o nei padiglioni delle fiere, con qualche fugace visita in un laboratorio o in una corsia: un laureificio, esattamente il contrario di una formazione adeguata.

Le criticità principali

Detto dei pregi, analizziamo alcune potenziali criticità. La prima osservazione riguarda proprio la programmazione del fabbisogno di medici, da effettuarsi rispetto ad un orizzonte di 10-12 anni, tempo necessario per formare un medico, inclusa la Scuola di specializzazione.

Il monitoraggio dei fabbisogni futuri

La legge parla di un sistema di monitoraggio dei fabbisogni futuri del personale del SSN, dell’allineamento del contingente di posti dei corsi di laurea con i posti disponibili per l’accesso ai corsi di formazione post lauream, della volontà di intervenire a sostegno degli ambiti di specializzazione in cui si registrano le eventuali carenze.

Ma è il punto forse più delicato, sia per evitare che si riproponga la crisi attuale di medici negli ospedali, frutto della programmazione sparagnina di inizio dello scorso decennio volta esclusivamente al taglio dei costi della Sanità e magari anche di atteggiamenti troppo protezionistici da parte di lobby interessate a mantenere bassi i numeri dei potenziali concorrenti, ma anche per evitare, al termine del percorso, un surplus di medici che vedrebbero vanificati, anzi disprezzati, il loro impegno ed i loro sacrifici se avessero difficoltà di inserimento nella professione.

La complessa organizzazione del primo semestre

La seconda criticità è nella organizzazione del primo semestre aperto a tutti. Si tratta, per fare un esempio riferito a Palermo, di un prevedibile afflusso di 2500-3000 studenti. Certamente va scartata immediatamente ogni suggestione di affidarsi a corsi on line: sarebbe un’autentica disfatta sul fronte della qualità della preparazione e della selezione.

Al contrario le strutture universitarie esistenti (ed il numero di docenti qualificati disponibili) vanno potenziate, in modo da fronteggiare efficacemente l’impatto.

Se la selezione avverrà su Anatomia, Fisica medica e Biologia, occorreranno classi non troppo affollate, laboratori funzionali e docenti e tecnici in numero adeguato. Oggi queste condizioni certamente non sussistono.

Gli esami di profitto

Anche gli esami di profitto, determinanti ai fini dell’ammissione al secondo semestre e quindi in definitiva agli studi di Medicina, richiederanno un’attenzione particolare con commissioni qualificate e senza carichi di lavoro particolarmente gravosi che potrebbero inficiare la qualità della valutazione: ancora una volta il potenziamento del corpo docente in queste discipline appare necessario.

La proposta di legge approvata prevede di individuare le modalità per rendere sostenibile il numero complessivo di iscrizioni al secondo semestre dei corsi di studio, anche attraverso il potenziamento delle capacità ricettive delle università.

Nulla dice sul primo semestre e ciò è francamente inaccettabile. Se si pensa di risolvere tutto ricorrendo a modalità on line e ad esami di profitto con quiz a risposta multipla (anche detti test a crocette), il rimedio sarebbe peggiore del male!    

Gli investimenti da fare

In definitiva, la proposta di legge appare interessante e va migliorata sia nel dibattito parlamentare, che al momento dell’adozione dei decreti attuativi. Ma una cosa va detta fin d’ora: non può avvenire a costo zero!

La Ministra ed il Governo nazionale non possono pensare che una riforma così delicata si possa fare senza un serio programma di investimenti sul nostro sistema sanitario ed universitario. 

*L’autore è componente dell’Esecutivo siciliano di Italia viva


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