CATANIA – La montagna ha partorito un’altra ordinanza del presidente della Regione Renato Schifani. Un documento che, stavolta, dovrebbe garantire l’apertura della discarica della Sicula Trasporti in contrada Codavolpe, a Lentini.
Nel nuovo provvedimento, si fa un distinguo: i rifiuti urbani non destinati al compostaggio (quindi l’indifferenziato umido), dopo il passaggio dal Tmb (il trattamento meccanico biologico), potranno essere inviati nei termovalorizzatori, fuori dalla Sicilia. Gli altri (l’indifferenziato secco) per 21 giorni potranno essere imballati e restare nei piazzali della Sicula.
È questa la soluzione che si è trovata, alla prefettura di Catania, per tirare fuori la Sicilia dall’emergenza rifiuti già da questa mattina. L’impianto di proprietà della famiglia Leonardi, in amministrazione giudiziaria da quando, nella primavera del 2020, la procura del capoluogo etneo ne ha disposto il sequestro nell’ambito dell’inchiesta Mazzetta sicula su una gestione di rifiuti all’ombra di illeciti e corruzione.
Cosa fa il Tmb
Da allora, sotto il controllo della magistratura, la Sicula ha continuato le sue attività e, arrivata a saturazione, ha iniziato a svolgere solo le attività legate al Trattamento meccanico biologico. Cioè l’impianto tramite il quale la frazione umida e la frazione secca dei rifiuti solidi urbani indifferenziati vengono separate. Per poi essere avviate alle discariche.
Dal 14 novembre 2022, però, nessun impianto siciliano ha più ricevuto la spazzatura della Sicula dopo il passaggio al Tmb. Da cui la necessità, di cui si è ampiamente discusso sulla stampa e non solo, di spedire l’immondizia fuori dalla Sicilia. E fuori dall’Italia.
Il cuore del problema
Per svolgere l’operazione di spedizione dei rifiuti, destinandoli anche a impianti che li inceneriscono per produrre energia, era però necessaria un’integrazione dell’autorizzazione della Sicula. A cui la Regione Siciliana decide di ovviare con un decreto che permette, temporaneamente, alla società della discarica di mandare l’immondizia oltre i confini isolani, pure destinandoli ai termovalorizzatori.
A marzo 2024, la Regione comunica alla Sicula trasporti l’annullamento di quel decreto. Un mese dopo, ad aprile 2024, la Sicula chiede di potere continuare l’attività mentre gli uffici regionali valutano se le modifiche richieste (la spedizione ai termovalorizzatori, per dirla semplicemente) debbano seguire un percorso autorizzatorio oppure un altro.
Bisogna capire, cioè, se questo cambiamento nella metodologia di lavoro di Sicula trasporti debba passare da una Via (Valutazione d’impatto ambientale), per verificare gli eventuali effetti negativi (e significativi) che si potrebbero riverberare sull’ambiente.
L’interruzione delle spedizioni
Il 10 giugno 2024 il dipartimento regionale all’Ambiente dice che la prosecuzione dell’attività non è possibile, perché non ci sono valutazioni definitive né dalla Città metropolitana di Catania né dall’Arpa. Gli amministratori giudiziari dell’impresa si sono trovati così con un diniego da un lato e una procedura ancora in corso dall’altro.
Da questo cortocircuito è derivata la decisione, da parte del giudice per le indagini preliminari di Catania, di ordinare agli amministratori giudiziari la sospensione delle attività della Sicula trasporti. E la conseguente emergenza igienico-sanitaria che si è prospettata a più di mezza Sicilia.
Le “ecoballe” di Schifani
I compattatori in fila di fronte ai cancelli chiusi, gli appelli dei sindaci alla cittadinanza, le microdiscariche apparse in poche ore. E l’ordinanza del presidente Renato Schifani, firmata nella serata del 24 giugno, che imponeva alla Sicula trasporti di imballare l’immondizia e tenerla da parte per 21 giorni per conferirla, poi, nelle discariche siciliane. Che avrebbero dovuto, a quel punto, prenderla in carico.
La risposta della Sicula
Un’ordinanza a cui Sicula trasporti ha risposto picche. “È impossibile da rispettare“, si legge nella risposta degli amministratori giudiziari a Schifani. Impossibile per motivi precisi: “Non ci sono aree di stoccaggio autorizzate dove allocare i rifiuti”, né c’è modo per imballare la frazione umida come si dovrebbe.
In un inciso si parla dei “rischi ambientali“, e cioè che il percolato penetri nel suolo, attraverso queste montagne di spazzatura sfusa. La quale, comunque, costituirebbe un grave rischio d’incendio.
I pareri che arrivano
Nel frattempo, alla Sicula trasporti arrivaon i pareri necessari: prima quelli della Cts, la Commissione tecnico specialistica della Regione Siciliana, che dice che per spedire l’immondizia non è necessaria la Via. E poi quelli dell’assessorato Territorio e ambiente, che prende atto del parere della Cts e conferma la non assoggettabilità a Via.
La burocrazia si muove. L’immondizia invece no. Perché il decreto dell’assessorato non è sufficiente per fare riprendere le attività. Serve, comunque, un ulteriore passaggio, probabilmente una modifica dell’Aia. E nel frattempo l’ordinanza di Schifani, almeno quella del 24 giugno, non è di facile attuazione.
La riunione in prefettura
In questo clima ieri a Palazzo Minoriti s’incontrano tutti: ci sono la prefetta, i sindaci del territorio (Catania, Misterbianco, Acireale), i tecnici della Sicula e gli amministratori, la procuratrice facente funzioni, i vertici della Regione Siciliana. E parte anche una specie di blitz dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente.
Sono tutti in prefettura quando l’Arpa si presenta ai cancelli della Sicula, in contrada Codavolpe, per verificare che lo spazio effettivamente non ci sia, come comunicato dall’azienda in amministrazione giudiziaria. O per controllare che, in caso, non ci fossero le condizioni di sicurezza per ammonticchiare la spazzatura.
L’esito dell’ispezione favorisce una soluzione che dà un colpo al cerchio e un altro alla botte. Vero è che la frazione umida dell’indifferenziato non può essere stoccata e che le biocelle sono attualmente piene dei rifiuti che non sono più stati spediti ai termovalorizzatori in giro per l’Italie e l’Europa. Da cui la soluzione: quello che c’è finora e quello che continuerà ad arrivare, potrà essere mandato dove Sicula desidera.
Il tema dei 21 giorni
Il resto, però, la parte secca dell’immondizia indifferenziata delle città, dovrà essere imballata e tenuta nei piazzali per i 21 giorni indicati da Schifani nell’ordinanza del 24 giugno.
Un tempo che dovrebbe servire a Sicula per procedere con l'”omologa” dell’immondizia. Cioè l’analisi della spazzatura per definirne le caratteristiche chimiche, fisiche e merceologiche. Affinché le discariche di Oikos (Motta Sant’Anastasia), Catanzaro (Siculiana), Rap (Palermo), e Srr Ato 4 (Gela) possano poi verificare la corrispondenza con quanto dichiarato dai colleghi della Sicula e ricevere la spazzatura imballata.
Il peso dell’indifferenziata
Dagli addetti ai lavori, però, trapela un certo scetticismo sulla possibilità che le tre settimane siano sufficienti. Ma dagli uffici di Palermo rassicurano che, nel frattempo, andranno avanti le operazioni per autorizzare la Sicula a mandare ai termovalorizzatori ogni cosa.
I sindaci dei 200 Comuni che dipendono dalla discarica di contrada Codavolpe, ieri sera, sono tornati a tirare un sospiro di sollievo. Un alleggerimento che non sarebbe poi così necessario considerando che al Tmb vanno solo i rifiuti indifferenziati. E cioè l’immondizia che, con la diffusione della raccolta differenziata – che segna percentuali sempre in aumento -, dovrebbe essere una frazione ridottissima del totale.