PALERMO – La campagna elettorale è ormai agli sgoccioli. Il 24 e 25 febbraio gli italiani saranno chiamati alle urne, e in Sicilia, in questi giorni, è un via vai frenetico di comizi dei leader politici nazionali. Oggi pomeriggio, al teatro Politeama di Palermo è stata la volta di Gianpiero Samorì, avvocato modenese candidato premier con la lista Moderati in Rivoluzione. Dalle sue parti lo chiamano il “Berlusconi di Modena”. Samorì, però, a differenza del leader del Pdl non si fa attendere: arriva puntuale e viene accolto dall’applauso caloroso del pubblico presente in sala. “Essere in questa città e in questo teatro mi emoziona e mi crea notevole difficoltà. Non si può vincere in Italia se non si conquista Palermo”, con queste parole l’avvocato modenese apre il comizio. Poi un riferimento al Cavaliere: “Ieri al mio posto c’era Silvio Berlusconi e oggi sento il peso di dimostrare a questa platea che ho tutte le carte in regola per diventare il nuovo leader di tutto il centrodestra”. A chi propone un paragone col Berlusconi di vent’anni fa, il candidato premier del Mir ribatte: “Il nostro è un progetto di rinnovamento del centrodestra e punta alla selezione di una nuova classe dirigente. Quando cambiano i tempi devono cambiare anche le persone”.
Samorì parla a tutto campo esponendo le proposte del suo movimento punto per punto: dalla creazione di una banca pubblica che permetta l’accesso al credito delle imprese al drastico taglio delle tasse sul lavoro per rilanciare i consumi, dalla proposta di rinnovare l’edilizia e investire su scuola e istruzione, considerati specchio e prospetto della società del futuro, all’abbattimento dei privilegi di dirigenti e politici: “I costi degli organi istituzionali sono più che doppi rispetto alla media europea. Il Quirinale costa allo Stato quanto l’Eliseo e Buckingham Palace insieme, è uno scandalo – sentenzia Samorì -. Siamo nel pieno di una crisi di sistema che ha bisogno di iniziative straordinarie. La politica degli ultimi trent’anni ha distrutto i capisaldi su cui si fonda la società moderna, abbiamo assistito ad un fenomeno in cui le famiglie e le imprese sono state messe al servizio delle banche e non il contrario. Adesso, bisogna riattivare il modo di operare”.
Per il futuro della Sicilia, poi, auspica un intervento diretto dei cittadini, perché i politici, siciliani e non, “sono vuoti, è gente che non ha mai lavorato e che non conosce le problematiche della gente comune. Eppure – afferma – la Sicilia ha delle potenzialità enormi, anche in virtù della sua posizione strategica nel Mediterraneo”. Il leader del Mir, inoltre, parla della necessità di una diversa distribuzione delle risorse. “Stiamo costruendo una società che tra trent’anni sarà composta da anziani in povertà e giovani in precarietà: le risorse devono andare a favore dei lavoratori e delle famiglie, la previdenza e l’assistenza devono tutelare chi non ha i mezzi”.
Il leader dei Moderati in Rivoluzione, poi, sprigiona tutto il suo sarcasmo sui competitors elettorali. Da Tremonti a Monti il cui atteggiamento è considerato “classista e criminale nei confronti dello Stato” e la cui esperienza di governo ha prodotto “un gruppo dirigente iper-protetto, iper-ricco ed un ceto medio sempre più povero e abbandonato”. Il premier uscente viene paragonato ad “un clone che non sa più quello che fa”. Samorì prosegue: “Monti vuole istituire un bancomat che regalerà contanti ai cittadini, l’unica pecca è che ha dimenticato di riempirlo. Grillo, invece, è furbo perché parla di quello che non funziona ma non propone soluzioni valide”. Samorì non risparmia neanche Bersani. “Della campagna elettorale del Partito democratico ricorderò solo due frasi – aggiunge Samorì, imitando il leader del Pd in un siparietto che ricorda l’intervento di Berlusconi all’auditorium della Conciliazione a Roma – ‘Mo non siam mica qua a pettinar le bambole’”, e dalla platea si innalzano risate fragorose ed un coro di approvazione. Poi aggiunge: “Mi rimbomberà nella testa anche la continua espressione ‘Lavoro, lavoro, lavoro’, il fastidio con cui Bersani pronuncia questa frase sta nel fatto che ha paura che tocchi finalmente a lui andare a lavorare”. Prima di salutare il pubblico, Samorì chiude con una citazione tratta da Gandhi: “Quando uno crede in un’idea, pensa che sia giusta e vuole portarla avanti succede che prima ti ignorano, poi ti diffamano, poi ti combattono e alla fine vinci tu e noi vinceremo”.