PALERMO – “Siamo di fronte al circo Barnum del Pd siciliano. Barbagallo ha il dovere di interrompere questo teatrino imbarazzante”. Antonio Rubino, componente della direzione nazionale del partito democratico è caustico, in molti lo considerano un ribelle, ha animato i circoli con i ‘Partigiani del Pd’ e rilanciato Left.
Si è messo da parte, ma nel Pd siciliano si continua a litigare. L’intervista.
Che fase sta attraversando il Pd?
“Posso essere sincero?”.
Sì!
“Siamo di fronte al circo Barnum del Pd siciliano, Barbagallo ha il dovere di interrompere questo teatrino imbarazzante animato dai suoi uomini perché il nemico del Pd è Giorgia Meloni, non è il Pd stesso”.
Come potrebbe interrompere questo ‘circo’?
“Il punto lo avete centrato voi di LiveSicilia, chiedendo alla segretaria nazionale ‘che ne facciamo del Pd siciliano?’. Credo che serva una nuova stagione che archivi il ‘nuovo corso’, dell’attuale segreteria e si costruisca un partito che si prepari alla sfida delle regionali e delle politiche”.
Quindi il problema sarebbe barbagallo?
“No, è che il Pd sembra il Titanic in balia delle onde. Non c’è una guida che ne determina la rotta. C’è un tutti contro tutti dal quale dobbiamo tirarci fuori ridisegnando la nostra mission”.
In che modo?
“Chiedo agli attuali protagonisti delle polemiche del Pd di unirsi a me per chiedere primarie aperte per l’elezione dei vertici regionali e provinciali, altrimenti rischiano di apparire come Nino Frassica in Baarìa, che voleva fatto un manifesto per avere visibilità”.
Questa è proprio tipicamente un’immagine della sinistra morettiana
“Esatto, ci avvitiamo su un dibattito interno invece di occuparci dei problemi dei siciliani, di una regione sempre afflitta da piaghe tremende, con i siciliani che sperano in un Pd che possa offrire loro soluzioni. Serve rigore politico e una classe dirigente all’altezza delle sfide”.
Lei ce l’ha con Barbagallo perché la defenestrò dal ruolo di coordinatore regionale?
“Assolutamente no, io non ce l’ho personalmente con Barbagallo, ma credo che un segretario regionale che perde tutte le elezioni da quando è stato eletto, avrebbe dovuto già lasciare il passo, non lo dico io, lo dice la politica”.
Lei era in disaccordo con la candidatura della Chinnici, oggi passata in Forza italia?
“Assolutamente sì, ero contrario e purtroppo devo dire che avevo ragione, ma si è scelta la strada più comoda perché non bisognava dare “vantaggio a nessuno” a cominciare dalla migliore classe dirigente che c’era e c’è dentro il PD”
Riesce a tenere il conto, in vista del presunto congresso, di quante siano le correnti del Pd in Sicilia?
“Sinceramente mi reputo abbastanza esperto di Pd, ma inizio ad avere qualche difficoltà anche io. Sinceramente nel leggere che l’area Schlein rappresentata da Sergio Lima, se la prende con l’area Schlein che governa il Pd, mi genera qualche confusione. Credo che la prima cosa da fare sia rassenerare il clima cancellando le immagini dei Vicerè di renziana memoria”
Cosa ne pensa delle dimissioni di Ferrante?
“Si è dimesso da un ruolo che non esiste nello statuto. Il tema vero è che Barbagallo si è rifiutato negli ultimi 4 anni di eleggere il presidente dell’assemblea e oggi ci ritroviamo dentro un paradosso che non interessa a nessuno. Barbagallo deve risolvere il problema, convocare la direzione e avviare la stagione congressuale”
Il Pd Palermo con un post si oppone alle critiche…
“Tutti devono fare la propria parte per rassenerare il clima, ma continuo ad avere in testa il film Baaria, c’è una ricerca della visibilità che la nostra gente non capisce. L’altra sera Bonaccini ha detto che il Pd si deve occupare dei problemi della gente e alla gente non frega niente di questo dibattito surreale. Ha ragione”
Quando si dovrebbe fare il congresso?
“Spero il prima possibile, ma credo che se ne parlerà agli inizi del prossimo anno. In questo momento dobbiamo essere tutti concentrati per vincere la battaglia referendaria e dobbiamo aiutare Elly Schlein nel sentirsi coperta da un partito che affronti la destra e non se stesso”.
Com’è possibile che in Sicilia ogni cosa del Pd si complichi?
“Perché c’è una comunità fragile, e la fragilità va rafforzata con l’ingresso di energie nuove, aprendo ai mondi che vorrebbero starci ma non ci trovano attraenti, ma soprattutto con un’idea di partito e di governo che stenta ad emergere”.
Cosa vuole fare da grande?
“Per cinque anni mi hanno chiesto di farmi da parte perché toccava a una nuova classe dirigente. L’ho fatto con piacere ma sento il dovere di tornare a dare una mano”.