Altavilla Milicia, imprenditore ucciso: due arresti, c'è pure il killer

Ucciso su ordine dei boss. “Killer per 20 mila euro”, condannati e arrestati

I racconto dei pentiti illuminati da Santa Rosalia

PALERMO – I mafiosi assoldarono un killer con 20 mila euro per eliminare l’imprenditore Vincenzo Urso che gli faceva concorrenza con la sua ditta di movimento terra. Fu assassinato nel 2009 ad Altavilla Milicia, in provincia di Palermo.

Si è dovuto celebrare un nuovo processo al termine del quale sono arrivate di nuove le condanne. Dopo che la Cassazione ha reso definitive le pene i carabinieri hanno arrestato Pietro Erco e Luca Mantia. Il primo resterà in carcere a vita, il secondo deve scontare 21 anni e 27 giorni.

Il giudice over 65

La sentenza di condanna era stata annullata per una questione formale. Il collegio di appello aveva preso atto che, al momento del verdetto, uno dei giudici popolari aveva superato i 65 anni, età massima fissata dalla legge per far parte della giuria. Da qui la nullità e la necessità di celebrare un nuovo processo.

L’agguato

L’imprenditore venne ucciso con sei colpi di pistola davanti alla sua abitazione. Erco, originario di Torre del Greco ma residente a Trabia, era il killer assoldato con 20 mila euro, mentre La Mantia, di Termini Imerese, lo accompagnò sul luogo del delitto.

Dopo nove anni grazie al pentimento di Andrea e Francesco Lombardo (padre e figlio) e Massimiliano Restivo (tutti condannati in un altro processo) si fece luce sul delitto.

Il movente

Lombardo padre, capomafia di Altavilla Milicia, era andato su tutte le furie per via della concorrenza di Urso nel settore del movimento terra e non solo.

Si “era sentito offeso nell’onore” per via di una relazione sentimentale che Urso aveva avuto con una sua parente. Lombardo pretendeva che si sposassero. E poi Urso era a conoscenza dei rapporti del capomafia con i servizi segreti e quest’ultimo temeva che la notizia venisse messa in circolazione.

Killer per 20 mila euro

“Piero sai che c’è uno che paga 20 mila euro per fare questa cosa”, così il pentito Massimiliano Restivo ricostruì il momento in cui assoldò il killer di Urso. E Piero rispose: “La faccio io, dice, non ci sono problemi”. Erco non ebbe avuto alcun ripensamento. Restivo raccontò di avere testato la sua fermezza: “Gli dico, Piero ma sei sicuro? Ma stai tranquillo, 100 per cento mi fa a me”.

Luca Mantia era al volante della Uno Bianca utilizzata per l’agguato, mentre Piero Erco esplose contro Vincenzo Urso i colpi di pistola calibro 7.65.

Pentiti grazie alla Santuzza

I Lombardo confermarono tutto. Il primo a pentirsi fu il figlio. Raccontò di vissuto un travaglio interiore. Decisiva fu la visita in carcere dell’arcivescovo Corrado Lorefice e di don Filippo Sarullo che era stato parroco nel suo paese, e che ora lo è in cattedrale a Palermo.

Erano i giorni di luglio che precedevano il Festino. La Chiesa palermitana aveva deciso di dare conforto con una visita ai carcerati, portando la reliquia di Santa Rosalia.


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