Palermo, tra Schifani e Lagalla ancora scintille

Palermo, la pace appare lontana: tra Schifani e Lagalla ancora scintille

La Gesap rischia di aprire un nuovo fronte
CENTRODESTRA
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PALERMO – La crisi sembrava ormai chiusa, il gelo disciolto, le posizioni riavvicinate. Ma è bastata una dichiarazione alla stampa per svelare che la tensione fra il governatore della Sicilia, Renato Schifani, e il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, non è per niente scemata.

Una pace apparente

E dire che i comunicati stampa di mercoledì sera, di Forza Italia e del primo cittadino, erano apparsi come il preludio al sereno. Peccato che, dalle parti di Palazzo d’Orleans, si respirasse ben altra aria, nonostante la nota scritta e riscritta del gruppo consiliare azzurro dopo l’incontro col coordinatore regionale Marcello Caruso. Una nota che chiudeva il fronte aperto con l’ex rettore e rimandava al vertice chiesto dai partiti un chiarimento praticamente scontato.

Ancora scintille

Giovedì mattina, però, le cose sono plasticamente cambiate. A margine di un convegno Lagalla ha parlato di “rapporti eccellenti” con gli alleati, mentre Schifani è stato assai meno morbido: “I rapporti sono improntati alla collaborazione istituzionale, come potrebbe essere con qualunque altro sindaco di altre aree” VIDEO.

Una dichiarazione che non è certo apparsa come un segnale di distensione verso Lagalla che, seppur civico, si è avvicinato al leader nazionale azzurro Antonio Tajani e in molti danno ormai nell’orbita forzista, con possibili punti di contatto col cantiere avviato da Raffaele Lombardo e Gianfranco Micciché.

Il rischio di un azzeramento della giunta comunale, filtrato nel pieno della crisi, non ha fatto altro che arroventare gli animi. “Ammesso che sia vera l’espressione di volere azzerare la giunta di Palermo – ha continuato Schifani – ritengo che le soluzioni nell’interesse della politica ma soprattutto dei cittadini non si trovano con gli ultimatum”.

Il vertice chiesto dai partiti

Difficile dire adesso cosa accadrà. L’incontro con i segretari di partito non è stato ancora calendarizzato e Davide Faraone non ha risparmiato ulteriori bordate contro il governo regionale, mentre a sinistra continua il dibattito sulla posizione di Italia Viva nel prossimo futuro.

Ma è nel centrodestra che l’ormai conclamato duello tra Schifani e Lagalla rischia di ripetersi. Se sul Teatro Massimo la riconferma del sovrintendente Marco Betta sembra ormai avviata a concretizzarsi, è sulla Gesap che potrebbe ripetersi il braccio di ferro.

Il nuovo fronte

La società che gestisce l’aeroporto di Punta Raisi è saldamente nelle mani di Lagalla che, da sindaco cittadino e metropolitano, controlla più del 70% delle azioni mentre la Regione, contrariamente a quanto accade a Trapani, non è tra i soci.

Schifani però spinge per la ri-nomina di Vito Riggio ad amministratore delegato, dopo le dimissioni di alcuni mesi fa, premendo il piede sull’acceleratore per la vendita. “Nel fondo Fsc abbiamo stanziato 14 milioni per il miglioramento del terminal e potremo confermare l’investimento a fronte della privatizzazione”, ha detto ai cronisti. Un’uscita che ha fatto storcere il naso dentro Fratelli d’Italia, visto che i fondi sono stati oggetto di un accordo firmato con la premier Giorgia Meloni che non può essere cambiato unilateralmente.

L’assemblea dei soci di Gesap, tenutasi mercoledì, non ha dato indicazioni (anche se la scelta è formalmente del cda) ma è chiaro che la partita ormai si gioca su altri piani. Lagalla, qualche giorno fa, ha escluso possibili obiezioni alla conferma dell’ex presidente dell’Enac, del resto la casella spetta a Forza Italia.

Le mosse di Riggio, però, hanno provocato qualche malumore, perfino tra gli azzurri, con gli alleati rimasti alla finestra: se la situazione rimanesse bloccata potrebbe tornare utile qualche altro nome del cda, per uscire dall’impasse. La Gesap, peraltro, rischia di rientrare nella partita più ampia del sottogoverno di Palazzo delle Aquile di cui si dovrebbe discutere nella verifica di maggioranza.

Il tema vero resta comunque la privatizzazione che teoricamente trova tutti d’accordo, specie per la prospettiva di incassare denaro sonante utile a risanare i conti dei soci, anche se l’iter, dopo oltre un anno, non è ancora decollato.


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