Catania, le nomine e le richieste sulle Partecipate

Più richieste che poltrone a disposizione: Partecipate e nomine

Il primo cittadino Trantino e l'interlocuzione con i partiti

CATANIA – Interlocuzione con i singoli partiti. Sembra questo l’impegno preso dal sindaco Trantino, sabato scorso, in occasione di un vertice di maggioranza convocato ancora una volta per discutere di Partecipate.

La richiesta sarebbe arrivata dai presenti – capigruppo ma anche esponenti politici di riferimento e assessori – per fare in modo di sbloccare l’impasse e di procedere con lo spoil System che le formazioni di maggioranza attendono da tempo.

Il vertice

Un incontro molto partecipato – pare ci fosse anche chi non era stato invitato – dal quale però, anziché venir fuori una sintesi, sembra sia scaturito solo l’impegno di parlare con gli alleati da parte del primo cittadino.

Che all’inizio avrebbe provato a scartare sulla razionalizzazione in corso, puntando sulla fusione di Sidra e Catania rete gas in Sidrag e sulla nascita di Sie, ma sarebbe stato subito riportato sui binari.

D’altronde, come raccontato più volte da LiveSicilia, i nodi da sciogliere sono ancora quelli: sarebbero più le richieste dei partiti che le poltrone da assegnare. Secondo gli accordi elettorali, infatti, e in base alla distribuzione di assessorati e presidenza del consiglio, delle cinque aziende partecipate, una spetterebbe agli autonomisti di Grande Catania, una ai leghisti di Prima l’Italia, una a Forza Italia e una a Fratelli d’Italia. 

Le poltrone

Quattro poltrone: la quinta, ed è questo a quanto pare ad aver congelato la situazione, se la contenderebbero azzurri e patrioti. I primi contesterebbero addirittura l’accordo pre elettorale, sostenendo di aver diritto a due società, mentre i patti sembrerebbero dare a FI solo il diritto di scegliere per prima.

Partiti e correnti

Non solo numeri: a pesare sulla mancata scelta del sindaco sarebbero anche le correnti, numerose, nelle quali sono articolate proprio le due formazioni politiche in questione. Tre le anime degli azzurri, il primo cittadino dovrà stabilire se accontentare quella capitanata dall’eurodeputato Marco Falcone, cui fanno riferimento i due assessori in Giunta, Giovanni Petralia e Massimo Pesce. O quella riferimento del deputato regionale Nicola D’Agostino, verso il quale pare stiano convergendo alcuni consiglieri comunali. E l’altra riconducibile all’ex assessore all’Ambiente, Salvo Tomarchio. 

Tre le anime anche in Fratelli d’Italia: la più rappresentata, in consiglio e in Giunta, fa riferimento all’ex sindaco Pogliese, del quale Enrico Trantino era assessore; quella riferimento al presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, depotenziato nei numeri rispetto ai colleghi. E quella che riconduce all’ex assessore regionale alla Salute e novello eurodeputato Ruggero Razza. 

Senza considerare poi, tra i patrioti, chi desiderava entrare in Giunta come undicesimo assessore e, naufragato ormai il decreto Enti locali, potrebbe avanzare altre richieste.

Di fronte a tutto questo, non è escluso che il sindaco possa fare rientrare nel gioco anche la SCMC (ex Pubbliservizi), partecipata della Città metropolitana e attualmente in quota Democrazia Cristiana. Che, a quel punto tornerebbe però nel gioco delle spartizioni.  

Situazione in stand-by

Insomma, la situazione resta viscosa e le tensioni, esplose in aula in occasione del dibattito che ha preceduto l’approvazione del Documento unico di programmazione, destinate a continuare. Almeno fino a quando il sindaco non farà i nomi e si conoscerà chi sarà accontentato, o meglio scontentato.


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