Palermo, a Brancaccio una famiglia spacciava crack in casa

Padre, madre e figlio “spacciavano crack”. E c’era la fila di clienti

Il parrucchiere, lo studente, la mamma: hanno confermato le accuse

PALERMO – Il cliente si fermava davanti al civico 9 di via Antonio Grano. Suonava al citofono, si spostava qualche metro più avanti e attraverso la finestra al pianterreno avveniva la consegna della droga.

Una scena che si ripeteva a Brancaccio, confermata dalle riprese delle telecamere piazzate dai poliziotti del commissariato e dalla testimonianza dei clienti fermati una volta girato l’angolo della strada.

Nella casa abitava Gianpiero Di Mariano, considerato il personaggio chiave del blitz coordinato dalla Procura di Palermo.

È finito in carcere, ma nella stessa indagine sono coinvolti anche la moglie Santina Castiglione e il figlio Pasquale s cui il giudice per le indagini preliminari Ivana Vassallo ha imposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Di Mariano nell’interrogatorio prima dell’emissione della misura cautelare, pur avvalendosi della facoltà di non rispondere, ha fatto delle dichiarazioni spontanee tentando di scagionare moglie e figlio.

Si rinnova l’allarme crack. I clienti identificati giungevano da Palermo, Villabate e Monreale. A Brancaccio un’umanità a perdere si metteva in fila per la droga. C’era lo studente, la mamma che doveva rifornirsi in fretta prima che rientrasse il figlio o il parrucchiere prima di aprire la bottega.

Davanti a loro c’è il tunnel della disperazione dove è già finita la ragazza che per un periodo è stata ospite di una comunità lontano dalla Sicilia. Storie di disperazione, di chi pregava il pusher di consegnargli la dose a domicilio perché non era in grado di spostarsi.

“Ho gli ultimi dieci euro”, diceva. “Ho i soldi, ho i soldi”, urlava un’altra volta. Aveva racimolato il denaro per la dose quotidiana. Una delle tante documentate nell’ultima inchiesta della Procura palermitana.


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