Palermo, rischiava la pena di morte: negata l'estradizione

Rischiava la condanna a morte, i giudici negano la richiesta di estradizione

Era stato arrestato in questura

PALERMO – Il no all’estradizione segna la fine di un incubo. Un cittadino indiano nel suo paese rischiava la pena di morte.

Lo hanno arrestato lo scorso luglio quando si presentò in questura a Trapani per rinnovare il permesso di soggiorno. In realtà era ricercato e sul suo capo pendeva una richiesta di estradizione da parte del governo Indiano per omicidio, associazione a delinquere e traffico di armi.

Da subito si era proclamato innocente, ma la custodia cautelare era stata confermata. Nel frattempo in carcere aveva scoperto di essere affetto dal morbo di Crohn e gli avvocati Giuseppe Avarello e Calogero Boccadutri hanno ottenuto gli arresti domiciliari.

Ora la Corte di appello di Palermo ha respinto la richiesta di estradizione e ordinato la scarcerazione del trentenne indiano. I legali hanno spiegato non solo che nel suo paese di origine l’uomo rischiava la pena capitale, ma anche la lacunosità degli atti inviati dal governo indiano a supporto della richiesta di estradizione.

Non c’è alcuna sentenza di condanna, non sono stati forniti nemmeno elementi indiziari. Secondo l’uomo, dietro le accuse si nasconderebbe una sorta di “persecuzione di matrice politica”. Da oggi è tornato libero ed ha accolto la notizia in lacrime.


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