Palermo, il "registro dei regalini" per gli addetti del Policlinico

Policlinico, i “regalini” degli impresari funebri ai dipendenti indagati

L'ordinanza firmata dal Gip

PALERMO – Hanno parlato di “regalini” per i servizi resi. Niente tangenti per anticipare la restituzione delle salme. Alcuni hanno spiegato che i soldi venivano spesi per i prodotti che servivano ai defunti.

Ricostruzioni, secondo il giudice per le indagini preliminari, per tentare di sminuire le accuse. Il quadro ricostruito alla Procura della Repubblica, però, passa il vaglio del Gip che ha deciso di applicare gli arresti domiciliari a due addetti alla camera mortuaria del Policlinico. Ad altri dipendenti è stato imposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e l’interdizione per un anno dai pubblici uffici.

Obbligo di presentazione per i titolari e i dipendenti delle agenzie di pompe funebri. La Procura chiedeva l’arresto per tutti, ma la valutazione del Gip Carmen Salustro è legata alle esigenze cautelari. Le misure sono ritenute sufficienti per impedire l’inquinamento probatorio e la reiterazione dei reati. Questo perché, nel caso dei dipendenti dell’ospedale universitario, gli indagati sono stati sospesi o trasferiti.

Il quadro probatorio resta solido. Il giudice nell’ordinanza di custodia cautelare, emessa dopo gli interrogatori preventivi dei giorni scorsi, spiega che i dipendenti “chiedevano esplicitamente o implicitamente la somma di 100 euro per il rilascio accelerato della salma in violazione dell’articolo 8 del regolamento di polizia mortuaria, ovvero la somma di 50 euro per la semplice gestione della salma” che veniva vestita e sistemata nella cassa.

Le indagini della squadra mobile hanno fatto emergere “un tariffario comune a tutti e attuato da tutti, tanto che puntualmente ogni d’azione di denaro veniva registrata nell’apposito unico registro detenuto dal gruppo criminale”. Chi aveva pagato era identificato con la lettera “E”.

I titolari di pompe funebri venivano invitati nell’ufficio della camera mortuaria per “firmare il registro” e cioè per pagare la somma di denaro. I soldi sarebbero serviti per accelerare la restituzione delle salme dei defunti morti in ospedale o sottoposti ad autopsia su ordine dell’autorità giudiziaria.

Il regolamento mortuario prevede che prima della tumulazione debbano trascorrere 24 ore di osservazione per evitare le morti apparenti. Una deroga è possibile, ma a condizione che è un medico necroforo confermi la mancanza di battito cardiaco per 20 minuti. Ed è questa pratica che veniva agevolata dai dipendenti dell’ospedale.

Comune era anche la cassa dove confluivano i soldi che quasi tutti i titolari di agenzia funebri pagavano. Pagavano pure i parenti dei defunti per salutare un’ultima volta i propri cari. Tutto questo perché per un periodo la camera mortuaria del Policlinico è stata inagibile. Vi potevano accedere solo i dipendenti. Che, secondo l’accusa, ne avrebbero approfittato.


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