I lavoratori Gesip di nuovo in piazza | Lancio di uova contro Orlando - Live Sicilia

I lavoratori Gesip di nuovo in piazza | Lancio di uova contro Orlando

I lavoratori Gesip che bloccano l'ingresso di Palazzo Galletti (foto Giada Lo Porto)

A piazza Marina, schierati davanti alla sede di rappresentanza del Comune di Palermo, agenti delle forze dell'ordine in assetto antisommossa e mezzi blindati della polizia. Dal decreto D'Alia, convertito in legge, è sparita infatti la mobilità orizzontale che avrebbe aiutato l'azienda, così come qualunque aiuto ai precari del Comune. Lanci di uova contro l'auto del sindaco.

PALERMO – Un centinaio di lavoratori Gesip a piazza Marina e il sindaco Leoluca Orlando assediato dentro Palazzo Galletti, presidiato dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. E’ questo il copione che sta andando in scena a Palermo, l’ennesimo verrebbe da dire, anche se questa volta pare che le brutte notizie arrivate direttamente da Roma possano definitivamente mettere in crisi il piano elaborato dal Comune per il futuro dei lavoratori. Nel primo pomeriggio la manifestazione era iniziata con un lancio di uova all’indirizzo dell’edificio in cui si trova il primo cittadino. Adesso i dipendenti Gesip si sono distesi davanti all’ingresso secondario di Palazzo Galletti, da dove dovrebbe uscire Orlando. I più agitati si sono accaniti contro un cancello del palazzo, nel tentativo di attirare l’attenzione. La polizia è intervenuta per allontanare un operaio.

*Aggiornamento ore 20.07 L’auto con a bordo Orlando è uscita da Palazzo Galletti sotto un lancio di uova.

Il Parlamento nazionale ha convertito in legge il decreto D’Alia, con l’ultimo passaggio al Senato, ma dalla nuova legge sono spariti sia i riferimenti alla mobilità fra aziende partecipate, perno della road map di Palazzo delle Aquile per la Gesip, sia qualunque tipo di agevolazione per i 650 precari che, insieme agli altri 19.000 di tutta la Sicilia, rischiano l’anno prossimo di restare a casa. Due problemi che diventano facce della stessa medaglia e che rischiano, per motivi diversi, di mettere in ginocchio piazza Pretoria.

Partiamo dalla Gesip. Il piano elaborato dal Comune, che dall’amministrazione fino a ieri hanno definito senza alternative, si basava su un insieme di soluzioni: nuova cassa integrazione, pensionamenti, esodo incentivato ma soprattutto mobilità orizzontale, ovvero la possibilità di spostare i lavoratori in altre aziende partecipate. I primi numeri parlavano addirittura di 600 lavoratori che dal primo gennaio sarebbero stati inviati nelle società che ne avessero avuto bisogno, e da qui l’obbligo per tutti di non ricorrere più a esternalizzazioni. Adesso, però, la mobilità orizzontale è scomparsa dal decreto e l’unica strada per il Comune resta quella di una deroga ministeriale ad hoc che però difficilmente arriverebbe. Il Senato ha anche votato un ordine del giorno con il via libera del governo per il reinserimento della norma nella prossima legge di Stabilità, ma è tutto ancora incerto.

Per questo oggi un nutrito gruppo di lavoratori è andato a Palazzo Galletti, dopo aver scoperto che il vertice con i capigruppo di Sala delle Lapidi, previsto per questo pomeriggio, era in realtà saltato. “Dopo le deludenti proposte del sindaco degli scorsi giorni – dice Salvo Barone dell’Ugl terziario – basate su un qualcosa che oggi è venuto meno, ovvero la possibilità di una mobilità orizzontale fra le partecipate, e vista la contemporanea richiesta di esame congiunto pervenuta in data odierna alle organizzazioni sindacali, naturalmente è fisiologico che si sia alimentata la preoccupazione sul futuro occupazionale. Confidavamo in un intervento dei capigruppo che ci avevano assicurato che oggi ci avrebbero incontrato, appuntamento che puntualmente viene disdettato pare proprio per l’assenza di interlocuzione dei capigruppo col governo cittadino. Vorremmo evitare di arrivare al 31 dicembre sentendoci dire dal sindaco: ‘Io ci ho provato e tutti hanno impedito le soluzioni’. Chiederemo un rinvio dell’esame congiunto in attesa di parlare con l’amministrazione”. L’esame congiunto è infatti un passaggio previsto per legge, in cui l’azienda che intende licenziare e i sindacati tentano di trovare soluzioni alternative. Soluzioni che al momento non ci sono.

Altra questione sono i precari del Comune, ovvero 650 dipendenti con un contratto in scadenza tra il 2014 e il 2015, che non potranno vederselo rinnovato sia perché il Comune spende per il personale più del 50% della spesa corrente, sia perché piazza Pretoria rinnovandoli tutti sforerebbe il tetto imposto per legge e pari al 50 per cento di quanto speso nel 2009. I settori che rischiano il blocco sono per lo più quelli dei vigili, delle insegnanti di scuola materna e i servizi sociali. Il decreto D’Alia avrebbe dovuto prevedere una via d’uscita, con tanto di emendamenti proposti addirittura dal comune di Palermo, ma il tutto si è risolto con un nulla di fatto. Dal governo hanno intanto annunciato la creazione di un tavolo ad hoc per i precari di tutta Italia, ma al momento la soluzione non c’è.

 


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