Crocetta chiama, il Pd dice no | Maggioranza a pezzi

Crocetta chiama, il Pd dice no | Maggioranza a pezzi

Crocetta convoca un vertice di maggioranza per mercoledì. "No, grazie, noi ai vertici di maggioranza non andiamo", risponde Lupo. Il governatore: "Che Dio l'assista". E anche l'Udc si sgancia idealmente dal vincolo con il governo. Il redde rationem è cominciato. E questa sarà la settimana decisiva

PALERMO – “La prego di ricordare al presidente che il Pd ha deciso di non partecipare più a vertici di maggioranza”. Nella risposta che stamattina il segretario dei democratici Giuseppe Lupo ha dato alla convocazione da parte del governatore di un vertice di maggioranza per mercoledì a mezzogiorno, c’è tutto lo stato dei rapporti tra il Partito democratico e il governatore. Si è tornati, insomma, all’ultima delibera della direzione regionale dei democrat, quella che allentò il vincolo di maggioranza tra partito e governo, in attesa di quel “rafforzamento politico della giunta” che il Pd reclama e che in base ad accordi con Crocetta sarebbe dovuto avvenire proprio in questi giorni.

Il governatore ha cercato di allentare la tensione con dichiarazioni più accomodanti, ma il grande freddo con il Pd resta. Un gelo alimentato dalle prime uscite a caldo di Crocetta sull’inchiesta che ha coinvolto il gruppo democratico, dichiarazioni che hanno provocato profondo malumore trale correnti, e dall’irrigidimento del governatore sul rimpasto.

E così, all’invito arrivato stamattina con una chiamata del capo di gabinetto di Palazzo d’Orleans, Lupo, a Roma per la direzione nazionale del Pd, ha risposto picche. Il Pd a vertici di maggioranza non partecipa. Come a dire che una maggioranza non c’è. E quindi con Crocetta non parlate più? “Ma se il mio segretario Renzi parla con Berlusconi, vuole che io non parli con Crocetta? – risponde Lupo a Livesicilia con una battuta – Avremo modo di confrontarci domani alle 15 in una riunione di gruppo all’Ars. Ma noi vogliamo parlare di cose concrete, cioè di Province e acqua pubblica”.

Crocetta dal canto suo ribatte stupito: ”Lupo non fa più parte della maggioranza? Il Pd in questi mesi ha partecipato ai vertici. Che Dio assista Lupo”, replica il governatore citato dall’Ansa.

Nel pomeriggio ecco la dura risposta di Lupo: “A Crocetta non chiediamo né poltrone nè ‘rimpasto’ ma riforme e interventi concreti per lo sviluppo ed il lavoro”. Il segretario in una nota aggiunge: “Non condividiamo l’apertura di Crocetta al Ncd di Alfano e la sua politica fatta di riforme promesse in tv e rimaste sulla carta. È ridicolo che il presidente della Regione tenti di usare il tema del ‘rimpasto’ per nascondere la verità. Il tempo delle promesse è scaduto. Finché non ci saranno fatti veri per le riforme ed il lavoro non parteciperemo a vertici di maggioranza. Non è più tempo di rinvii, vogliamo entro un mese – conclude Lupo – la soppressione delle province e l’acqua pubblica che Crocetta ha promesso agli elettori durante la campagna elettorale nel 2012”.

La settimana caldissima per la politica siciliana, insomma, si apre con questi presagi. L’aria che tira nella maggioranza è pesantissima, soprattutto tra i due partiti che hanno sostenuto Crocetta verso il successo alle urne, cioè Pd e Udc. Oggi su un quotidiano regionale, il segretario dei centristi Giovanni Pistorio dice chiaro e tondo a proposito del governatore: “Non saremo noi a garantirgli la maggioranza. Crocetta è un uomo solo mentre a un presidente si chiede di essere il leader di una squadra”.

Insomma, Pd e Udc fanno asse. Con Crocetta sempre più isolato, circondato solo dal plotoncino di fedelissimi formato dai deputati dei tre gruppi a lui più vicini, cioè Megafono, Drs e Articolo 4, due su tre nati da alchimie parlamentari e slegati da un’investitura elettorale. Il governatore proprio all’interna di questa ristrettissima cerchia avrebbe cercato nel fine settimana di tracciare una strategia di medio termine. E avrebbe parlato persino dell’estrema ratio di dimissioni, per inchiodare l’Ars alle sue responsabilità.

Questa settimana si preannuncia come un vero campo minato. Domani Crocetta incontrerà il gruppo del Pd, mercoledì ci sarà la direzione regionale del partito in vista del congresso, senza ancora un’intesa che eviti una balcanizzazione al gazebo. Oggi a Roma Lupo e Davide Faraone potebbero parlare anche di questo. Il segretario uscente potrebbe ricandidarsi, ma la sua corsa sarebbe tutta in discesa se i renziani (con cui l’Areadem di Lupo è andata a braccetto alle primarie nazionali) convergessero su di lui. Giovedì poi in Aula ci sarà l’atteso intervento di Ardizzone, che ha già accusato di “sciacallaggio” Crocetta. E nel frattempo si aspetta il responso, sempre temutissimo, del commissario dello Stato sulla finanziaria. Intanto, la clessidra procede e i tempi per approvare la riforma delle Province si fanno sempre più sottili. Il rischio di dover tornare a votare per gli enti per i quali si era già celebrato il funerale, è altissimo. E con esso il rischio di una figuraccia da “Arena” nazionale per il governo.


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