PALERMO – Rivedere il contratto per le strisce blu a Palermo, valutare eventuali illegittimità e, se il caso, arrivare addirittura alla rescissione, anche a costo di pagare una penale. E poi inviare tutto alla Procura e alla Corte dei Conti. Le strisce blu tornano al centro del dibattito politico e stavolta sono oggetto di una conferenza stampa indetta a Palazzo delle Aquile da Paolo Caracausi e Filippo Occhipinti, consiglieri comunali di Idv.
Una dura requisitoria, con tanto di dossier, che punta il dito contro l’accordo del 2005 tra l’allora amministrazione Cammarata e la Gecopre, cui poi è subentrata la Panormus 2000 e che ha dato il servizio in gestione all’Apcoa, che prevedeva la costruzione del parcheggio sotterraneo di piazza Vittorio Emanuele Orlando, ovvero sotto il Tribunale, e 865 stalli in superficie, poi diventati 2.701. Una vicenda vecchia ma attuale, visto che il contratto stipulato nel dicembre del 2005 dura novant’anni.
Vicenda su cui è tornata anche l’amministrazione guidata da Leoluca Orlando che, con una nota dell’otto gennaio scorso, ha chiesto alla Panormus 1,4 milioni di euro per extra profitti dal 2006 al 2011 (oltre a quasi 50mila euro per il 2012), richiesta cui la società ha già risposto picche sostenendo anzi di essere in perdita di 830mila euro rispetto alle previsioni iniziali.
“Questa vicenda è nata male e si è sviluppata peggio – dicono i due consiglieri – il Comune ha fatto una convenzione con una durata spropositata, illogica e irrazionale. Da tempo chiediamo che si ridiscutano i termini di questa convenzione, cosa che faremo ulteriormente oggi inviando una copia del dossier al sindaco Orlando perché metta mano rapidamente a questa vicenda. E’ necessario approfondire gli elementi oscuri di questa convenzione per verificare l’esistenza di illeciti amministrativi o contabili. Il Comune ha il dovere di offrire servizi di mobilità utile ai cittadini è verificare se Apcoa lo fa o no. L’impressione che abbiamo è che questa convenzione non sia conveniente per il Comune e certamente non economicamente utile per i cittadini”. Per il momento dalla Panormus 2000 nessuna replica.
Il dossier ricostruisce comunque la storia dell’appalto sin dal 1999. Il primo dei problemi, secondo i due consiglieri di Idv, riguarderebbe il numero di stalli in superficie: nel 2001 infatti il Tribunale chiese la concessione a titolo esclusivo di tutto il primo piano (196 posti auto) e la Gecopre di contro un canone annuo a mo’ di indennizzo che il Tribunale rifiutò però di pagare, ottenendo così in cambio un aumento degli stalli in superficie. La nuova convenzione, opportunamente modificata, vede aumentare i posti di 1.836 unità. “Ma il Ragioniere generale dell’epoca diede parere contrario a un atto approvato in giunta e mai arrivato in consiglio comunale – spiega Occhipinti – il Ragioniere si rifaceva a un parere dell’Unità tecnica finanza di progetto del ministero dell’Economia che era anch’esso negativo sia perché considerava la Gecopre abbondantemente remunerata, anche senza i 450mila euro in più, sia perché sosteneva che il Comune dava un altro vantaggio al concessionario cedendo il diritto di superficie per novant’anni. Inoltre non era possibile nemmeno l’affidamento a terzi, in questo caso l’Apcoa. Secondo le nostre previsioni, il capitale investito poteva rientrare in massimo otto anni e la concessione quindi durare 15, altro che novanta”.
In tutto questo, anche l’amministrazione sembra essersi interessata alla vicenda. Il contratto prevede infatti che una volta all’anno le parti verifichino i bilanci della società per capire se il numero dei posti auto è conforme al piano finanziario e, in caso contrario, procedere anche alla restituzione al Comune di profitti extra. Per questo il coordinatore del comitato di coordinamento, Maria Anna Fiasconaro, a gennaio scrive alla Panormus chiedendo 1,4 milioni a cui l’amministratore unico Francesco Lostia di Santa Sofia risponde picche: “La Convenzione – si legge nella nota del 13 gennaio – prescrive una verifica dei bilanci civilistici e non un solo confronto dei ricavi. Confronto che, così effettuato, conduce a un monitoraggio difforme”. Morale della favola, la società sostiene di aver solo perso finora 829.123 euro.
Idv mette sotto accusa anche un’operazione di lease back con la Ubi leasing che avrebbe generato un flusso di dieci milioni e avrebbe riguardato parte del parcheggio: “L’operazione non è mai stata segnalata al Comune – attacca Caracausi – determinando un’alterazione del piano finanziario, il che impedisce anche di quantificare un’eventuale penale per la rescissione del contratto pari al 10 per cento. Con quei dieci milioni sono stati azzerati i capitali investiti dai privati. Inoltre, in caso di inadempimento del pagamento, la società perderebbe il parcheggio che dopo 90 anni, per contratto, deve tornare al Comune”.
“Nei primi due anni la Panormus realizza un ricavo di sei milioni circa con la vendita di parte dei box costruiti nel parcheggio interrato – concludono i consiglieri – l’Amat poteva godere di questi ingenti flussi finanziari annui con grande sollievo per le casse comunali e dei palermitani. La rescissione unilaterale porterebbe a pagare, al netto della valutazione dell’operazione di lease back , una penale del 10 per cento del mancato guadagno; ma quale guadagno: la società Panormus ha dichiarato perdite. Oppure, attraverso un arbitrato, si potrebbero ridiscutere i termini di durata ed economici della convenzione e quindi le postazioni di superficie sia per numero che per collocazione geografica. Le strisce blu non possono essere usate per fare profitti ma per fare funzionare meglio il traffico e la mobilità. Per questa ragione l’intero servizio dovrebbe essere gestito da Amat. Non sono state ancora realizzate le strisce bianche anche nelle zone gestite da Panormus (Apcoa). Le strisce blu per non essere vissute come una tassa devono essere inserite in un piano generale per la mobilità”. Dalla Panormus 2000, come detto, nessuna replica per il momento.
LA REPLICA DI PANORMUS 2000
“Ancora una volta, a distanza di anni e di numerose indagini svolte dalla Procura di Palermo (conclusesi tutte con un nulla di fatto) – replica la Panormus 2000 – viene rappresentata una realtà assolutamente falsa dei fatti, con l’indicazione di ipotetici guadagni a dir poco fantascientifici ed irreali. Ricordiamo che il parcheggio di Piazza Vittorio Emanuele Orlando è stato interamente realizzato con fondi privati (il leasing indicato è il finanziamento ottenuto da una Banca per pagare una parte dei costi). E’ l’unica opera realizzata che non è costata un euro ai cittadini Palermitani. Purtroppo i lavori sono costati quasi 30 milioni di euro e non 15 milioni come erroneamente (o con dolo) indicato. Attualmente, a seguito di tutte le campagne denigratorie che negli anni si sono susseguite, il piano finanziario non riesce ancora a raggiungere neanche l’equilibrio economico-finanziario e la Panormus continua ad essere in perdita sistemica”.
LE REAZIONI
“Condivido la posizione assunta dai colleghi di Italia dei Valori rispetto alla proposta di rivedere la convenzione stipulata, nel 2006, tra l’ Amministrazione comunale ed Apcoa, che presenta numerosi profili di illegittimità”. Lo dice il Vice Presidente Vicario del Consiglio comunale di Palermo, Nadia Spallitta, che aggiunge: “In primo luogo, la stessa istituzione delle strisce blu, assegnate e gestite dall’Apcoa, contrasta con l’assenza di un Piano Urbano del Traffico, che non è stato ancora adottato, istitutivo delle Zone a traffico Limitato, all’interno delle quali sono individuabili le strisce blu. Nel 2013 il Consiglio comunale ha varato il Piano generale del Traffico urbano, ma non ha adottato né il Put né le Ztl”. “Inoltre, è evidente lo squilibrio finanziario di questa convenzione – sottolinea – che prevede la concessione di migliaia di stalli, nonché la possibilità di realizzare e vendere o affittare parcheggi, su suolo pubblico, per un impegno economico della società di circa 15 milioni di euro, se si considera che già in soli 4 anni. dal 2006 al 2010, per le entrate provenienti da affitti, vendite e stalli, l’Apcoa ha già recuperato più di 15 milioni di euro. Lo squilibrio è legato soprattutto al fatto che le concessioni hanno un inverosimile durata di 90 anni, in palese violazione delle norme del Codice della strada, che non consentono concessioni di aree e pertinenze stradali per oltre 30 anni circa”. “Sull’argomento – conclude – avevo presentato un’interrogazione con la precedente Amministrazione, alla quale è stata data solo una parziale risposta; non è dato sapere, per esempio, a quanto ammontino i debiti fuori bilancio, legati alle irregolari sanzioni elevate sulle strisce blu ed in relazione agli stalli, gestiti dall’Apcoa. E’ indubbio che la convenzione, così come configurata, determina un danno alle casse comunali e lede gli interessi stessi dei cittadini. Auspico che venga rivisitata l’intera materia”.