Chi era Guido Virzì, con quella barbetta antica, con quella fisionomia di uomo di un altro secolo, sicché avrebbe fatto la sua figura magnifica sul set del ‘Corsaro nero’ al posto del protagonista Kabir Bedi? Ci sono molti modi per ricordare una persona. Il più immediato appartiene a coloro che gli sono sopravvissuti. E piangono. Non aveva un carattere facile, Guido il corsaro: “Aveva litigato con tanti, per via delle scelte politiche”, sussurra qualcuno e aggiunge: “Ma aveva litigato da solo, perché noi gli volevamo bene. E mai saremmo andati contro di lui”. Non si glissa sulla radicalità destrorsa di Virzì. E’ un fatto abbacinante, impossibile da mettere da parte e ognuno qui e altrove potrà costruire il suo senso e il suo giudizio, sapendo che proprio il giudizio appartiene a chi conosce “il punto di vista di Dio” (De Andrè). Ma le parole che leggiamo, che scrivono e che dicono, i ragazzi di Guido, raccontano piuttosto l’essenza pura del dolore.
“Sai quanta gente di idee diverse, anche opposte non si lasciava scappare una lunga discussione con lui rimanendone affascinata? Ci sono amici miei di sinistra che, sono certo, oggi verseranno più di una lacrima – dice Antonio Triolo, un ragazzo generoso che crede nella sua bandiera -. Ieri hanno pianto in tutta Italia. Gente incredula che non sapeva nemmeno della malattia. Chi lo ricordava per una notte di infiniti ragionamenti. Chi per una sua ‘meravigliosa relazione sul Fascismo’ tenuta ad un campo di formazione 30 anni fa. Era un uomo con certezze e valori assoluti. Aveva una rigidità nella prassi assolutamente coincidente con la dottrina. Pensiero e azione non potevano né dovevano né potevano divergere. Spero che davanti al buon Dio sappia quanto mi sta mancando”.
Davide Gentile, altro ragazzo di fede: “Guido non parlava mai di favori, di voti ma soltanto di valori, autori idee. Per tutti i ragazzi che si avvicinavano alla politica dire che fosse un esempio è riduttivo. Era lui stesso per noi la politica. Mai compromessi. Sembra quasi una maledizione quella degli uomini destra: Giustino Blandi, Marzio Tricoli, Enzo Fragalà. Nessuno di loro aveva l’età per morire. Eppure è successo”. E Raoul Russo completa il quadro della passione con un dolente messaggio su Facebook, nuova piazza di sentimenti e trasalimenti: “Addio a Guido Virzì, un esempio che ora è un mito vero , per la comunità della Destra nazionalpopolare. Che la terra ti sia lieve”. Sulla stessa piazza si aggiunge il cordoglio fiammante di Fabio Cocchiara: “Accanto e con Guido Virzì ho trascorso una breve ma intensa stagione politica. Ho conosciuto un intellettuale di destra, un uomo onesto, una persona di cultura ed innamorata dei propri ideali. Era davvero un camerata nel senso più nobile del termine e raccoglieva attorno a sè una comunità entusiasta di avere un leader come Lui”.
‘Camerata’, parola difficile da digerire per chi è cresciuto a pane e democrazia. Ma parola dolce in questo momento di dipartita, perché si sente vibrare in essa il bisogno della vicinanza a dispetto della lontananza. E si avverte la necessità di un cuore che riprenda a battere, ora che il cuore – sugli scaffali della brutta politica – è stato sostituito da un surrogato, con l’etichetta e il marchio di scadenza. Ora che ci vorrebbe un corsaro vero, sulla nave dei pirati.