PALERMO – Volevano fare saltare il Festino di Santa Rosalia. Ed erano pronti a gesti eclatanti. Le microspie svelano scenari inquietanti. La frangia violenta dei precari Gesip avrebbe voluto sfruttare il palcoscenico dei festeggiamenti della patrona di Palermo per alzare il livello dello scontro.
Le conversazioni sono state intercettate alcuni giorni fa e spostano ai giorni nostri le indagini che ieri hanno portato all’arresto di tre persone. In manette è finito Giacomo Giaconia. Salvatore Spatola e Francesco Madonia sono ai domiciliari. Gli indagati, però sono molti di più. Una quindicina in tutto. E le voci di alcuni di loro sarebbero le stesse degli uomini che minacciavano di sabotare il Festino. Come? Le bocche degli investigatori restano cucite. Sembrerebbe, però, che gli arresti di ieri abbiano “salvato” la festa dei palermitani. Su cui sarà massiccio il controllo delle forze dell’ordine.
Lo scenario, dicevamo, è inquietante. Non sono esclusi contatti fra gli indagati del caso Gesip e il sottobosco dei centri sociali. Non ci sono convergenze programmatiche, ma solo il comune intento di cavalcare l’insoddisfazione della piazza. E così durante le manifestazioni sfociate negli anni scorse nella violenza gli uomini della Digos hanno registrato la presenza uomini legati a Casa Pound.
Il linguaggio delle recenti frasi richiama i toni da guerriglia di altre conversazioni. Volevano fare “un macello” in occasione dei festeggiamenti del 14 luglio prossimo, quando il corteo con la Santuzza sfilerà lungo il Cassaro fino a Porta felice, dove i giochi d’artificio celebreranno la miracolosa liberazione della città dalla peste. Si parla di incontri per programmare la protesta. Le indagini si spostano in avanti nel tempo e si allargano a nuovi personaggi. Gente ancora ignota e altra già identificata, ma sulla cui identità vige il massimo riserbo.