PALERMO – Doveva essere un lampo. Un blitz. Un governo da confezionare in 24, 48 ore. Ma non è stato così. Per confezionare il Crocetta ter bisogna sciogliere ancora parecchi nodi. C’è qualche ostacolo da buttare giù. E in alcuni casi, i dubbi riguardano aspetti fondamentali dell’ideintikit del nuovo governo. Dalle quote dei partiti all’interno della giunta, fino alla natura stessa di questa compagine. Assessori politici? Tecnici?
A dire il vero, il presidente della Regione avrebbe sgombrato il campo da uno di questi dubbi. Giunta politica, sì. Ma nessun deputato. Una decisione che, però, non sembra accontentare tutti. Non accontenta, ad esempio, una parte del Partito democratico. Qualche renziano, qualche ex renziano, i politici dell’Area Dem, (un po’ meno entusiasti sarebbero i cuperliani) sarebbero invece pronti a partecipare a un esecutivo spiccatamente politico.
Dove possano trovare posto, insomma, anche i parlamentari. Una giunta di “alto profilo”, quindi. Nella quale i politici che hanno sostenuto finora l’avventura di Crocetta a Palazzo d’Orleans possano metterci “la faccia”. Anche nella consapevolezza che questo possa rappresentare l’ultimo treno. “Nessuna mi chieda di rifare il governo tra sei mesi”, ha ammonito infatti Crocetta.
Così, i nomi che circolano sono già quelli del capogruppo Baldo Gucciardi, dell’ex segretario regionale Giuseppe Lupo e della deputata regionale Mariella Maggio. Tre nomi. Per lanciare il Crocetta-ter. Mentre la quarta casella Pd sarà riempita dal “supertecnico” romano. Nomi in quesro caso ancora non se ne fanno. Ma di certo sarà una persona vicinissima al premier Renzi. Un fatto che, se dovesse davvero realizzarsi, suonerebbe – data la centralità dell’assessorato all’Economia – come una sorta di “commissariamento soft”. In qualche modo “lanciato” qualche mese fa dallo stesso Matteo Renzi, in visita a Palermo. In quell’occasione annunciò “missioni frequenti” del governo nazionale per verificare i conti della Sicilia. Ieri è stato il turno del braccio destro Graziano Delrio. E criticato già dalla Cgil oltre che dal coordinatore regionale di Forza Italia Gibiino.
Che sia più o meno politico, comunque, per il Pd il nuovo governo dovrà essere nuovo davvero. I democratici “blindano” soltanto la posizione di Lucia Borsellino. Per il resto, chiedono un azzeramento totale. Che coinvolga sì, anche Linda Vancheri, ma che ha come reale obiettivo, ovviamente, Nelli Scilabra, già nel mirino di una mozione di censura che molti deputati democratici erano pronti a sottoscrivere. Crocetta, però, sembra ne stia facendo una questione di principio. Un passo indietro su quel fronte, potrebbe rappresentare un segnale di debolezza. “Se può servire per ritrovare l’unità del partito, Crocetta chieda alla bravissima Nelli di fare un passo indietro” aveva però invitato già qualche giorno fa Davide Faraone.
Il governatore, però, avrebbe un’idea diversa. Ha difeso in modo netto l’operato della Scilabra, ma non l’ha chiaramente confermata alla Formazione. Segno, forse, della volontà di cambiare delega alla giovane rappresentante in giunta. Una soluzione che non piace ai Pd più “critici”. Anche perché, se la posizione di Borsellino è solida e quella della Vancheri (donne “del presidente” fin dall’inizio, nonostante la benedizione della Confindustria siciliana per la seconda) viene in qualche modo “tollerata”, l’eccezione-Scilabra rischia di far saltare tutto per aria.
Anche perché, a quel punto, a Crocetta risulterebbe molto difficile chiedere anche ad altri il ritiro dei propri assessori uscenti. E qui arrivano gli altri nodi. Quelli di Articolo 4 e Udc, i cui leader sono stati tra i più “vivaci” in occasione dei confronti di questi giorni. Il movimento di Leanza e Sammartino vuole confermare Paolo Ezechia Reale all’Agricoltura, oltre a chiedere un secondo assessore. Tema, quest’ultimo, che il governatore si è impegnato a portare sul tavolo delle concertazioni. Ma difficilmente Articolo 4 potrebbe resistere sulla difesa di Reale se tutta la giunta dovrà cambiare.
I centristi, invece, hanno chiaramente espresso la volontà di riproporre Patrizia Valenti e Nico Torrisi. Anche se nel caso dell’Udc, pare che la “soluzione politica” possa essere in qualche modo presa in considerazione. Nessuna “barricata”, insomma, se questo rientra in un quadro generale di rinnovamento totale del governo. Un rinnovamento condiviso, però. Anche nelle “eccezioni”. Tanto più che i centristi avrebbero già due nomi “caldi” per la giunta di Crocetta: quelli di Nicola D’Agostino e di Mimmo Turano. Quest’ultimo, in effetti, pur escludendo una propria corsa verso il governo, apre all’idea di un governo più marcatamente politico: “Nei giorni scorsi – dice – abbiamo sottoscritto un patto politico col Pd al quale teniamo molto. Prendiamo atto della decisione del gruppo parlamentare democratico di ieri, cioè quello di attribuire una valenza più politica alle nomine assessoriali. Noi abbiamo chiesto la conferma dei nostri assessori uscenti, Valenti e Torrisi, che hanno operato benissimo. Ma se il Pd dovesse sottoporci quel tema, nell’interesse dell’intera coalizione, non possiamo sottrarci”.
“In Sicilia ha ribadito il leader siciliano dei centristi Gianpiero D’alia – non serve un rimpastino, ma un’operazione qualità. Mi auguro che Crocetta chiuda la vicenda nel più breve tempo possibile”. Intanto, i Pdr di Totò Cardinale avrebbero già in mano il nome da lanciare in giunta. E non è una assoluta novità. Si tratta del messinese Maurizio Croce. “Che sarebbe perfetto per guidare l’assessorato al Territorio” fanno sapere dagli ambieni dei Riformisti. Ma i Pdr non si tirerebbero indietro di fronte alla richiesta di un politico in giunta. Greco (che non sembra però graditissimo a Crocetta dopo le sue prese di posizione sulla Formazione), Cimino e Picciolo i nomi eventualmente spendibili. “Ma credo – commenta proprio quest’ultimo – che la Leopolda porterà consiglio a tutti”. Crocetta, Faraone, Cardinale, Gucciardi saranno tutti lì. Il nuovo governo, in un certo senso, nascerà a Roma.