Movida, si va verso l'ordinanza| Domani emendamento in giunta - Live Sicilia

Movida, si va verso l’ordinanza| Domani emendamento in giunta

L'amministrazione dovrebbe approvare domani le modifiche alla bozza di regolamento, ma i tempi sono troppo stretti per evitare un nuovo provvedimento d'urgenza. Lettere al vetriolo a Palazzo delle Aquile.

Comune di Palermo
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PALERMO – Dovrebbe approdare domani, in giunta, l’emendamento tecnico al regolamento sulla movida, anche se i tempi appaiono troppo stretti per evitare una nuova ordinanza. Il divertimento notturno, e la sua difficile convivenza con i residenti, tornano così al centro della scena politica con uno scambio di lettere dai toni durissimi firmate dal sindaco Leoluca Orlando e dal presidente del consiglio comunale Totò Orlando.

Il tema è noto: già nel 2013 il Comune dovette ricorrere a un’ordinanza, a ridosso dell’estate, per regolare la movida. Ordinanza poi bocciata dal Tar, ma riproposta comunque nel 2014 dal momento che una bozza di regolamento era comunque stata inviata a Sala delle Lapidi e condivisa dalle associazioni di categoria. Ma il provvedimento, per tutto l’autunno e questo inizio di 2015, è rimasto lettera morta. Tanto che l’11 febbraio la commissione Urbanistica si è riunita all’assessorato alle Attività produttive insieme alla Seconda, alla presenza dell’assessore Giovanna Marano e degli uffici. E proprio in quell’occasione l’amministrazione attiva ha chiesto di rimandare la trattazione dell’atto, visto che era in corso un approfondimento con la Polizia municipale per stabilire una gradualità delle sanzioni con tanto di uffici impegnati a presentare una proposta di emendamento nell’arco di sette giorni.

Ma il 12 febbraio, cioè il giorno dopo, è il sindaco in persona a scrivere non solo al consiglio comunale, ma anche al Prefetto e alla Procura della Repubblica. Palazzo delle Aquile è stato infatti subissato di denunce, arrivate a centinaia, da parte di cittadini inferociti per la musica troppo alta e una movida senza regole nel periodo invernale. Una nota dai toni particolarmente duri: “Alla data odierna il regolamento non risulta approvato e tale circostanza impone la sollecitazione nella sua approvazione – scrive il Professore a Sala delle Lapidi – diversamente profilandosi un pericoloso e non consentito arretramento nella gestione delle purtroppo dilaganti forme d’abuso”.

Insomma non si può più andare avanti a colpi d’ordinanza, tanto che il primo cittadino non manca di sottolineare nella nota “le responsabilità derivanti dalla mancata dotazione di un efficace strumento di contrasto all’illegalità in assenza del quale lo scrivente non esiterà ad adottare, già dal primo marzo, ulteriori provvedimenti urgenti”. Una messa in mora a tutti gli effetti per il consiglio comunale, con qualche inquilino di Sala delle Lapidi che non avrebbe preso affatto bene non solo la segnalazione alla Procura ma anche il mettere fretta al consiglio, quando la stessa amministrazione aveva invece chiesto più tempo.

Oggi, infine, a scrivere al sindaco è stato il presidente del consiglio Totò Orlando che ha specificato come le commissioni e la conferenza dei capigruppo da tempo siano al lavoro sul regolamento. Ma Totò Orlando tiene soprattutto a precisare che, ad oggi, l’emendamento degli uffici non era ancora stato presentato. In pratica, il ritardo non è colpa del consiglio e l’atto così com’è non può essere approvato. Il cane che si morde la coda.

Parallelamente oggi l’assessore Marano ha incontrato le associazioni di categoria per annunciare le misure contenute nell’emendamento, che prevedono in pratica un inasprimento delle sanzioni ma anche nuovi obblighi per gli esercenti. Circostanza accolta freddamente dalle associazioni, che hanno chiesto modifiche e integrazioni. L’assessore fa sapere che domani l’emendamento sarà in giunta e poi andrà in consiglio comunale e lì si capirà se le istanze delle associazioni saranno accolte o meno. Sembra scontato, però, che entro la fine del mese non si arriverà ad approvare il regolamento così che, come scritto, il sindaco sarà costretto all’ordinanza. Ancora una volta.

 


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