Con enorme fatica, e mi ero ripromesso di non farlo, oggi ho aperto la pagina Facebook di Cristiana, un’amica morta dieci giorni fa a poco più di quarant’anni. Ho scorso i suoi ultimi post, le sue foto, il mare dell’isola, Lampedusa, che amava e che era il suo luogo dell’anima, la sua via di fuga, il rifugio, e poi ho visto i messaggi degli amici che le hanno scritto quando lei non c’era già più, il dolore, la vicinanza, l’amarezza, l’amore per una donna bella e forte che non si è arresa mai, non si è arresa nemmeno quando il mondo le crollava addosso, e anzi più le forze le venivano meno più trovava risorse inaspettate, quelle che la portavano a pianificare l’anniversario di nozze col suo adorato Filippo, il venticinquesimo anno di un matrimonio pieno di cose, riempito di esperienze, avventure, viaggi, vita.
E insomma dicevo di questi messaggi di addio, e poi di questa virgola in alto a sinistra nella sua pagina, “amici”, che mi ha strappato un sorriso perché per un secondo mi ha ricordato il tempo lontano, e perdonatemi la retorica, in cui ci credevamo invincibili e immortali.