PALERMO – La Cassazione dà ragione a Salvo Castagna. L’imprenditore, fondatore della compagnia Italiacom, fallita nel 2014, incassa un successo in fase cautelare che rischia di avere un grosso peso nel procedimento penale. I supremi giudici hanno annullato i sequestri per equivalente di società, machine e orologi disposti nei confronti di Castagna e del socio Alba Cinà. “Il Tribunale di Palermo aveva disposto il predetto sequestro si legge in una loro nota – in mancanza dei presupposti di legge e specificamente senza avere accertato preventivamente la loro natura di profitto o prezzo dei presunti reati fiscali ad essi contestati e senza alcun accertamento preventivo in ordine alla possibilità di eseguire il sequestro in capo alla società”. La difesa ha fatto emergere che prima del sequestro la società aveva saldato quasi del tutto i suoi debiti con l’erario. A fronte dei 320 mila euro contestati all’inizio, c’era un residuo di 2 mila e 900 euro”.
Castagna e Cinà parlano di “un incubo durato due anni che ha irrimediabilmente compromesso l’attività commerciale di una florida ed emergente realtà imprenditoriale palermitana, anche e soprattutto in conseguenza dell’enorme risonanza mediatica che è stata volutamente data all’intera vicenda, sia prima che dopo l’intervento della Magistratura”. Castagna salì alla ribalta del panorama televisivo nazionale anche per la sua attività di cantante. Il video clip che presentava il suo primo album fu presentato con dei passaggi pubblicitari su Rai1. Oggi entrambi si dicono “finalmente felici di aver dimostrato di non aver mai posto in essere alcuna delle gravi condotte che sono state loro contestate, in maniera infondata, e di aver sempre agito nel rispetto delle norme di legge e, con la stessa forza che li ha sostenuti nel corso di questo terribile periodo, sono oggi pronti a far valere i propri diritti per vedere ripristinata la propria immagine personale e professionale”.
In realtà l’inchiesta penale resta in piedi. Siamo ancora nella fase delle indagini preliminari anche se è inevitabile che i legali di Castagna giocheranno a suo favore la decisione della Cassazione sui sequestri. I finanzieri, oltre ai reati fiscali, gli contestano pure le ipotesi di bancarotta (anche se Castagna consegnò poi i libri contabili che inizialmente non erano stati trovati), truffa aggravata (ai danni di centinaia di clienti Italiacom e dell’Inps) e false fatturazioni.
“Mi sono ritrovato ad aver costruito una realtà aziendale crollata improvvisamente e senza alcun valido motivo. Tante famiglie sono state private dei loro proventi – aggiunge Castagna – ma nessuno ha voluto dare rilievo a questo aspetto altamente riprovevole in uno Stato che si vanta continuamente di voler fare gli interessi dei cittadini. Finalmente si è aperto uno spiraglio che ci lascia ben sperare sul futuro della giustizia italiana, che ha dimostrato di voler perseguire la ricerca della verità. Proverò con tutte le mie forze a credere ancora in questa terra cercando di dare il mio modesto contributo alla crescita economica di una regione che vanta tradizioni storico culturali di grande rilievo ma che ha bisogno di imprenditori giovani e pieni di idee innovative”.
Va precisato che il fallimento di Italiacom fu dichiarato a giugno 2014 e cioè prima che scattasse l’indagine penale. Castagna, però, è certo che il naufragio della sua impresa fu provocato da quei debiti con l’erario che la Cassazione ha ritenuto per la stragrande maggioranza inesistenti.