C’era una volta un bambino che venne inghiottito dal buio, dal ventre di un paese per nulla fiabesco: Santa Croce Camerina. Si chiamava Loris. C’era una volta un cacciatore. C’era una volta un nonno. C’era una volta una nonna. E c’era una volta il lupo.
E’ un’amara ironia che lascia declinare l’orrore dell’omicidio di Loris Stival in una nerissima favola dei nostri tempi, cioè una fiction. Accanto agli interrogatori, ai verbali, al lavorìo della giustizia, si è sviluppata una narrazione parallela che ingolosisce il pubblico: stanno tutti lì, i guardoni non paganti. Attendono la prossima pagina, la nuova puntata.
C’era una volta un cacciatore, che non c’entra nulla col delitto. Brillò brevemente in scena, con un guizzo nelle telecamere degli inviati di Barbara D’Urso, giusto il tempo per dire una battuta. Si chiama Orazio Fidone e quelle malelingue di ‘Striscia’ sostennero che si era messo d’accordo con una giornalista di ‘Pomeriggio Cinque’, per far risultare casuale una intervista che, forse, non lo era.
Barbara, la magnanima, assolse cronista e cronaca: “Visto che in tanti me lo chiedete, per onestà e rispetto verso il pubblico, non posso non commentare questo ormai stranoto fuorionda (…). Siccome tengo infinitamente a questo programma, alle persone che ci lavorano e a tutto il nostro numerosissimo pubblico che ci segue con tanta affezione, ho voluto capire come si erano svolti i fatti e la giornalista Borgia ha spiegato che quanto accaduto è stato figlio di una richiesta di cautela da parte del soggetto intervistato che in alcun modo, e ripeto in alcun modo, ha alterato la genuinità delle dichiarazioni e la correttezza della cronaca svolta. Striscia la notizia ha fatto il proprio lavoro, la giornalista Borgia il suo e io il mio”. Malelingue, appunto.
E c’era la nonna, Carmen – può mai mancare una nonna? – che nel salottino di Barbara, con auricolare e capello fresco di messa in piega, ha dato, televisivamente, sfogo al suo dolore. Non latita, suo malgrado, nemmeno il nonno, Andrea Stival, tirato in ballo dalla mamma di Loris, Veronica Panarello, nella penultima puntata. Lui si difende: “Sono pronto a confrontarmi, davanti ai magistrati e a chiunque: le ripeta guardandomi negli occhi, queste tremende bugie. O si assuma la responsabilità di quello che ha fatto”.
C’era una volta un padre, Davide, che credeva di essere un uomo normalmente felice: con una moglie, con la famiglia. Adesso si ritrova a piangere lacrime di sale. E c’era l’enigma di Veronica, la madre indicata quale assassina. Un mistero doloroso di sguardi spauriti, mani intrecciate che si vogliono sporche di sangue.
Infine c’è il pubblico che guarda, divora e si lecca i baffi. Il lupo, probabilmente.