Il "Barbera" nudo e solitario | Com'è triste la notte di Palermo - Live Sicilia

Il “Barbera” nudo e solitario | Com’è triste la notte di Palermo

Palermo-Atalanta a porte chiuse. La cronaca (poco sportiva) di una serata surreale.

PALERMO- Lo stadio vuoto è come una sinfonia per sordi, un amore senza baci, un’arancina senza riso. Lo stadio fantasma ha raggiunto l’ombra del destino, finalmente il calcio a Palermo somiglia alla città: un luogo di spettri e di rassegnazione, una pazzia ingovernabile, per ignavia e alterigia. Alle otto della sera, il quadro d’insieme è questo: Mondello brucia agli ultimi fuochi del tramonto, mentre l’estate è una minaccia incombente; gli automobilisti friggono di rabbia intorno al ‘Barbera’, incolonnati in un imbuto che sembra uscito da un incubo del Dio Traffico. Sul prato un mucchio di figurine si scalda, in un abisso di silenzio interrotto solo dagli annunci e dalle canzoni dell’altoparlante. Ovunque si guardi c’è la pienezza dell’assenza.

Gli spalti sono disarmati: non un coro, non un sorriso, non un bambino. Ci sono solo i giornalisti a raccontare la partita col nulla intorno, il pallone senza calcio, il gioco che non ha allegria. E si guardano, un po’ spauriti. Com’è triste la notte del ‘Barbera’. Fila diciannove, ecco un volto familiare: Benvenuto Caminiti, il poeta della curva che ha narrato l’epopea dei tifosi di casa, a cominciare da Vicè ‘u pazzo. Osserva, Benvenuto, alla ricerca del calore che non c’è; dietro gli occhiali, le pupille guizzano smarrite. Entrano le squadre, annunciate dalla mestizia dello speaker. Grida sparse nell’aria, mischiate alla intelligibile voce del radiocronista di Bergamo Alta, vicino di posto. Dopo un minuto rosanero in vantaggio. Qualche giornalista festeggia. I giocatori si abbracciano. Sembra un film muto, con scarni sottotitoli vocali. Si percepiscono, nitidi, gli accenti dal campo, come al calcetto tra gli amici. Si sente perfino il ‘ciok’ del pallone, quando viene colpito.

Acuto disumano e improvviso. Ballardini in panchina si agita come un indemoniato che incontri Papa Francesco. Muove il pugno all’indirizzo di un ignoto reprobo. L’Urlometro, però, vede in vantaggio Sorrentino, che spicca con un “miaaaa” tenorile. Al decimo arriva la ‘Strunata’, cioè l’intervento di Aijaz Struna – dicono – difensore palermitano. Egli decide di sgambettare il bergamasco Gomez in area. Rigore di Borriello. Uno a uno. Il radiocronista forestiero imita i vocalizzi brasiliani, nel dare la notizia del pari ai suoi ascoltatori. Cronache della tribuna stampa: si giochicchia col telefonino, buttando un’occhiata a quello che succede laggiù. Benvenuto si risistema nervosamente sul sediolino; si vede che il suo vecchio, magnifico e rattoppato spirito di aficionado soffre. Il cielo, lassù, è bellissimo. “Uno a uno nella desolazione”, il simpatico collega lombardo infierisce.

Una figurina saltella, tenta un’incursione e si sbriciola contro un difensore avversario. Qualcuno espettora: “Unnistaiiennuuuu”, tutto attaccato. Intervallo. Si inganna l’attesa con uno strano espediente onirico, immaginando l’ex Favorita piena di fantasmi, che agitano un lenzuolo rosa pallido, quasi che fosse un vessillo d’orgoglio.

Rientrano le squadre. Entra Giardino, acclamato da tre persone. Domanda filosofica: perché Struna e Vazquez devono giocare nella stessa squadra? In frenetica successione sul taccuino. Mini-boato per il gol del Chievo. Il Frosinone perde. Si accende il tabellone luminoso: a Torino ha segnato Dybala. Piovono crudeli coriandoli d’amarcord. Segna l’Atalanta con Paletta. Benvenuto rimane di sasso, con gli occhiali sul naso. Un cronista chiede: “Ce l’abbiamo un fumogeno?”. Scherza. Entra Robin Quaison. Un buontempone: “E Barman quannu trasi?”. Un isolato (e disperato): “Arbitro, aiutaci!”. Clamoroso al ‘Barbera’, segna pure Struna. O forse è stata Santa Rosalia. Che però non interverrà più.

Il resto del taccuino è appena un tenero vorrei ma non posso. Il pubblico che non c’è, i giocatori in affanno. Chi sono i veri fantasmi? Com’è triste la notte di Palermo, con i suoi clacson e le sue attese d’estate. E com’è triste il ‘Barbera’, quanto è malinconico. Sembra una donna denudata, una favola senza più amore.

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