Vertenza Almaviva, ore decisive | In migliaia rischiano il posto - Live Sicilia

Vertenza Almaviva, ore decisive | In migliaia rischiano il posto

Il vertice in corso a Roma

Vertice in corso tra il colosso dei call center, i sindacati e il governo nazionale.

ROMA – L’incontro attesissimo è in corso e, almeno in teoria, dovrebbe essere quello decisivo. Il confronto serrato a tre voci, tra Almaviva Contact, governo e sindacati si svolge al ministero dello Sviluppo Economico, a Roma. Al centro della trattativa i quasi tremila esuberi su scala nazionale annunciati dalla società che, se non verrà raggiunto un accordo, diventeranno effettivi già dal prossimo giugno. Dopo il “no” dei lavoratori ai contratti di solidarietà fino a novembre in cambio dello stop immediato dei licenziamenti, l’incontro di oggi riapre il confronto sulla crisi che ha investito il colosso dei call center.

L’azienda, rappresentata dall’amministratore delegato Andrea Antonelli e dal presidente Marco Tripi, ha ribadito l’assoluta necessità di una ristrutturazione aziendale. Il conto economico, secondo quanto annunciato dall’Almaviva Contact, non sarebbe sufficiente a garantire il posto di lavoro per i 2.988 dipendenti, tra Palermo, Roma e Napoli. Da lì gli esuberi e la necessità del licenziamento collettivo. Neppure gli azionisti della società leader nel settore dei call center, peraltro, concedono altro tempo.

La soluzione del governo, presentata dal viceministro Teresa Bellanova, è quella di utilizzare gli ammortizzatori a disposizione, tra cui i sei mesi di contratto di solidarietà di tipo B – già bocciati dai lavoratori durante una consultazione -. Scaduti questi, poi, l’azienda potrà ricorrere alla cassa integrazione per ulteriori 12 mesi. Il tutto, di fatto, posticiperebbe i licenziamenti almeno di un anno mezzo, rinviando a novembre 2017 il destino di Almaviva. E, tra gli ammortizzatori a disposizione del call center, ci sarebbero anche quelli del fondo residuale istituito dalla legge Fornero: altri 18 mesi, dunque, con caratteristiche simili alla cassa integrazione.

Nel corso dell’incontro Almaviva Contact ha ribadito che il solo utilizzo degli ammortizzatori sociali, però, non è sufficiente a garantire l’equilibrio economico aziendale. Tra questi ammortizzatori, tra l’altro, ci sarebbe dovuto essere anche il contratto di solidarietà fino a novembre bocciato quasi all’unisono dai dipendenti. L’azienda ha poi sottolineato come sia necessaria una soluzione di carattere strutturale che vada ben oltre gli ammortizzatori e che il governo avrebbe dovuto garantire. Circa 1 milione e mezzo di euro di perdita, che via via si aggrava, per la società che già lo scorso marzo aveva annunciato il licenziamento collettivo proprio facendo riferimento all’insufficienza degli ammortizzatori sociali. Le uniche proposte accettabili per il ritiro della procedura, dunque, devono incontrare la sostenibilità economica dell’azienda.

Le sigle sindacali Ugl, Cgil, Cisl e Uil, hanno proposto una diversificazione e un prolungamento degli ammortizzatori sociali, insieme all’applicazione in modo uniforme dell’articolo 24 bis che prevede la possibilità, da parte dell’utente finale, di scegliere il centralinista con base in Italia, per facilitare la comunicazione e la comprensione della lingua. L’impegno tra governo e azienda avrebbe dovuto portare allo stop della procedura di mobilità. Al Mise, per la Regione siciliana, è presente il vice presidente e assessore regionale alle Attività produttive Mariella Lo Bello, mentre per il comune di Palermo l’assessore alle Attività produttive Giovanna Marano.

I motivi che porteranno alla procedura di mobilità, se non sarà raggiunto un accordo, sono diversi. Dal mancato rispetto dell’articolo 24 bis, all’uso sbagliato degli ammortizzatori sociali, dalle clausole sociali approvate dal Governo e deficitarie per la società alle gare al massimo ribasso. Senza l’accordo il prossimo 4 giungo scatteranno 1.670 licenziamenti a Palermo, più gli altri 918 a Roma e i 400 di Napoli.


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