Le case nei mesi invernali si trasformano in “camere a gas” con alti tassi di biossido di azoto e benzene e diventano una delle principali cause di insorgenza di allergie nei bambini palermitani. E’ il risultato al quale sono giunti i ricercatori del dipartimento di Biopatologia e metodologie biomediche dell’Università di Palermo e dell’Istituto di Biologia e immunologia molecolare del Cnr, impegnati in un progetto biennale finanziato da Arpa Sicilia e coordinato da Giacomo De Leo, direttore del dipartimento dell’Ateneo. L’indagine si è svolta capillarmente su 2.150 bambini palermitani, trecento dei quali seguiti 24 ore al giorno con badge-rilevatori per individuare le responsabilità principali nella manifestazione di rinite e asma. Il risultato un bambino su tre vive in case “inquinate”.
Nei soggetti in cui le allergie si manifestano sin da giovanissimi, con problemi respiratori, è stata rilevata una stretta dipendenza tra la predisposizione genetica e l’esposizione ad alte densità di smog e fumo passivo. Il progetto, unico in Italia per vastità di campione, ha visto oggi Palermo capitale della guerra alle allergie – vera emergenza sanitaria con costi pesanti sulla salute e sulla produttività – grazie ai risultati illustrati alla sede dell’Arpa Sicilia, nel corso della conferenza “Ambiente, ricerca e salute”. Erano presenti il rettore dell’Università, Roberto Lagalla, il direttore generale dell’Arpa Sicilia Sergio Marino, l’assessore regionale ai Beni culturali, Antonello Antinoro, il preside della facoltà di Medicina, Adelfio Elio Cardinale.