PALERMO – “Argomentazioni pretestuose, una campagna elettorale anticipata, in alcuni casi con atteggiamenti che sono andati ben aldilà dei corretti rapporti istituzionali. Lo dimostra il fatto che coloro che criticavano, dopo i loro interventi hanno abbandonato l’Aula”. In una Sala d’Ercole semideserta, il presidente della Regione Rosario Crocetta difende l’accordo con lo Stato in materia di entrate. “La verità è che abbiamo salvato la Sicilia e firmato un accordo che ne esalta l’autonomia. Altro che danni: con questa intesa la Regione ha guadagnato oltre un miliardo e mezzo all’anno di entrate strutturali”. Diversamente “saremmo andati incontro al default”, aggiunge il governatore.
Ma non solo. Secondo Crocetta già l’accordo del 2014 aveva avuto effetti positivi per la Regione,”dal momento che abbiamo rinunciato a 582 milioni euro, guadagnandone però un miliardo e 200 mila”. La rinuncia ai contenziosi? “Tutti bocciati dalla Corte Costituzionale”, taglia corto il governatore. Un ultimo messaggio Crocetta lo lancia alla maggioranza. “Non possiamo più essere timidi. La Sicilia sta ripartendo su nuove basi. Abbiamo tutte le carte in regola per portare a termine la legislatura e vincere le prossime elezioni”.
Un accordo sul quale la maggioranza ha fatto quadrato in Aula. “Non c’è alcuna rinuncia all’autonomia regionale”, ha affermato il capogruppo del Pd Alice Anselmo. “Capisco che siamo a un anno dalle elezioni, ma non si affronti questa materia in modo propagandistico”, è l’invito alle opposizioni da parte di Filippo Panarello. Secondo il deputato del Partito democratico “era indispensabile uscire dalle difficoltà economiche in cui la Sicilia si trova, e che non sono certo ascrivibili al governo. E Crocetta ha mantenuto gli impegni presi con il parlamento e con i siciliani”. Difende l’assessore al Bilancio l’Udc Mimmo Turano. “È ingiusto non riconoscere a Baccei il lavoro verso il quale ha indirizzato l’Assemblea. È vero, si poteva fare di più, ma è un accordo che ci ha visti con il coltello alla gola, e bisogna riportare indietro le lancette dell’orologio per capire quello che oggi rappresenta. Quattro anni fa ci saremmo arrivati come un pugile suonato, segno che abbiamo lavorato bene”.
Di avviso opposto la minoranza. Vede quasi un “favore”, un ulteriore passo per un futuro governo Cinquestelle, il grillino Francesco Cappello. “State facendo tabula rasa, e lì fuori ci sono cinque milioni di siciliani che sapranno darvi le risposte al momento giusto. Ci state consegnando la Sicilia. Il prossimo governo Cinquestelle, però, troverà soltanto macerie”. “Più che un accordo, questo è un diktat, davanti al quale il governatore si è arreso”, ribadisce Angela Foti. Secondo la quale Crocetta “ha tradito il proprio mandato. Rinunciando ai contenziosi ha provocato una gravissima perdita”, lasciando allo Stato “somme che appartengono ai siciliani”. “Non vedo alcun effetto positivo in questo accordo – è il pensiero di Bernadette Grasso di Grande sud -. Renzi tratta la Sicilia come una periferia del suo impero”.