Oggi a Palermo è il giorno della nuova protesta contro la Ztl. Stamattina la manifestazione promossa dall’avvocato Vincenzo Sparti prenderà le mosse da piazza Giulio Cesare. Dopo l’affollato corteo dello scorso 25 ottobre, quando accanto a tanti commercianti e impiegati dei negozi che protestavano civilmente si mossero anche gruppi protagonisti di atti censurabili, si attende di capire come andranno le cose oggi. Ma intanto, Leoluca Orlando ha già anticipato tutti con la sua lettera aperta dell’altroieri, che definisce le già note linee della strategia del sindaco. E che rappresenta un illuminante compendio dell’orlandismo, che piaccia o meno, con tutte le difficoltà che oggi il primo cittadino attraversa, resta sulla scena politica palermitana ancora come un protagonista solitario, quando manca una manciata di mesi al voto.
Un pilastro della strategia comunicativa orlandiana resta, oggi come trent’anni addietro, il vecchio schema della criminalizzazione (o per lo meno squalificazione) del dissenso, collaudatissimo metodo dai tempi del sospetto anticamera della verità. Ci risiamo anche se i tempi sono cambiati e la profezia di Sciascia sui professionisti dell’antimafia è bella che rivelata ormai. A quel frusto ma sempre efficace artificio Orlando non rinuncia, infarcendo già i passi iniziali della prima lettera di Leoluca ai palermitani con i riferimenti alla “via della violenza”, alla “intimidazione criminale”, ai “comportamenti illeciti”. Che, ricorda a ragione il sindaco, l’amministrazione ha il dovere di denunciare. Ma che tornano molto comodi alla stessa per gettare, in un sapiente non detto, l’intera e variegata platea del dissenso in un oscuro e inquietante calderone.
Parte al contrattacco secondo il suddetto schema il sindaco, per poi, col mestiere del politico di razza, aprire qualche spiraglio. Non prima di aver legato la Ztl alle pedonalizzazioni, che sono oggettivamente cosa diversa. Sa bene Orlando che è lì che la partita è stata vinta dalla giunta e che quelle misure (vedi corso Vittorio Emanuele o via Maqueda) godono di un apprezzamento ampio. Il sindaco mette insieme sapientemente le due cose appellandosi al diritto alla salute dei cittadini e ricordando i passi avanti fatti sul fronte del trasporto pubblico. Per poi concedere: “Certamente c’è comunque ancora molto da fare e proseguendo nella verifica dei risultati potrà essere necessario modificare qualcosa. Sono cosciente e tutti siamo coscienti del fatto che si deve fare ancora molto. Sono cosciente e tutti siamo coscienti che ancora oggi il servizio offerto dall’Amat si può e si deve migliorare”.
E così la lettera si appella al dialogo e al confronto, lasciando uno spiraglio ai suggerimenti (ma miti) e palesando tutta l’insofferenza per qualsiasi opposizione. Che è poi un’altra costante dell’orlandismo, sistema nel quale le opposizioni, così come le maggioranze, sbiadiscono ed evaporano, per lasciar solo posto all’Uno: senza rivali e senza seconde linee che possano rischiare di fargli ombra, unico, eterno e sempre e comunque uguale a se stesso, Leoluca Orlando occupa tutto lo spazio e tutti gli spazi della scena politica cittadina.
D’altro canto, se oggi una parte di piazza è contro il sindaco, che vive un momento di certo non facile, è vero che sulla scena politica le alternative ancora latitano e il palco resta tutto per il Professore. I grillini sono ancora devastati dalla storia delle firme, che sta facendo morti e feriti in una faida interna che ricorda il peggio delle vecchie correnti democristiane. E che sembra tutt’altro che chiusa. A questo si aggiunga che qui, come a Napoli, si scontrano con un sindaco che fa il grillino da prima di loro. Il centrodestra sembra muoversi ancora in modo confuso, balbetta sulle prossime amministrative e pare ancora in altissimo mare. Il giovane Fabrizio Ferrandelli continua la sua difficile traversata nel deserto e a oggi rappresenta l’unico sfidante, sebbene con tutte le difficoltà del muoversi fuori dal Palazzo (e ultimamente con minore brillantezza mediatica). Quanto al Pd, dopo l’improvviso risveglio dell’annuncio delle primarie, non ci sono ancora i nomi dei candidati e l’attenzione del partito regionale sembra, comprensibilmente, molto concentrata sul referendum (e quella del partito cittadino sulle firme grilline, da settimane). E così, nel deserto, il Professore continua a fare il bello e il cattivo tempo, centro di gravità permanente di una politica cittadina sempre uguale a se stessa. E a lui.