PALERMO – Un magazzino all’ingrosso e un mercato parallelo. Una raffica di colpi, alcuni probabilmente con un’unica regia, e la convinzione, sempre più forte, che esista un deposito per lo stoccaggio e la vendita delle sigarette rubate. Una sorta di monopolio parallelo a cui si rivolgono i tabaccai. Perché se c’è un’offerta è necessaria che esista la domanda.
I venditori autorizzati comprano le bionde a prezzi stracciati – fino a metà dell’effettivo valore – e li riciclano nel mercato ufficiale. Adesso i poliziotti sono a caccia del deposito. Le indagini si muovono in due direzione. La prima verso lo Zen, rione dove è nato Paolo Mazzè, 46 anni, l’uomo arrestato ieri. Mazzè, però, da tempo si era trasferito a vivere nella zona di Pagliarelli. Ed ecco la seconda direzione delle ricerche.
Si parte dal fermo di Mazzè. Un cognome che evoca morte e sangue. Si tratta, infatti, del figlio di Antonio Mazzè, ucciso dai killer per mano mafiosa all’inizio degli anni Ottanta. Ma è anche nipote di Franco Mazzè, assassinato l’anno scorso. Per questo delitto sono stati condannati a trent’anni Stefano Biondo e Fabio Chianchiano, reo confesso del delitto. Un delitto maturato in una faida per il potere, appesantita da vecchi dissapori di natura personale.
Franco Mazzè è stato per anni l’uomo forte nei rioni del popolare quartiere. Colui che regolava le tante attività illecite gestite all’ombra dei casermoni. E fra queste c’è anche la vendita delle sigarette nei box che diventano suk di mille prodotti. Gli investigatori non escludono che Paolo Mazzè, dopo avere assaltato assieme a quattro complici riusciti a fuggire, stesse cercando di scappare in direzione dello Zen dove era certo di potere consegnare la merce appena rubata in piazzale dei Matrimoni. Gli agenti del commissariato San Lorenzo lo hanno bloccato in via Castelforte a bordo di un furgone rubato al Villaggio Santa Rosalia. Recuperato il bottino: 16 scatole di sigarette per un valore di 50 mila euro.
Dall’inizio dell’anno sono una decina gli assalti ai carichi di sigarette. La banda o le bande hanno agito su tutto il territorio cittadino: via Messina Marine, via Serradifalco, viale Regione Siciliana, via Sammartino, corso Calatafimi, via Spadolini. Lo scorso settembre due rapinatori furono arrestati dopo un inseguimento in via D’Ossuna. Allora il carico valeva 260 mila euro. Una raffica di colpi. I rapinatori sanno quando entrare in azione.
Di certo la merce non viene spacciata nel mercato illegale. Il perché è presto detto: nelle bancarelle di contrabbando, di nuovo presenti nei rioni popolari, non sono stati trovati pacchetti con il talloncino dei Monopoli di Stato.