BOLOGNA – Il tribunale di Sorveglianza di Bologna si è riservato la decisione sul ricorso del difensore di Totò Riina, l’avvocato Luca Cianferoni, per il differimento della pena. Il procuratore generale Ignazio De Francisci, nel suo intervento, ha chiesto che l’istanza venga respinta. La decisione è attesa nel giro di qualche giorno. L’udienza è durata circa un’ora, con Riina collegato in videoconferenza.
Secondo quanto riferito da Cianferoni il quadro clinico di Riina sarebbe caratterizzato da un “aggravarsi progressivo e netto”. Lo certificherebbe, secondo quanto riferito dal legale, una relazione di quattro pagine dell’ospedale Maggiore di Parma sulle condizioni del boss. Era stata chiesta dal tribunale di Milano al carcere emiliano nell’ambito del processo per minacce aggravate nei confronti del direttore di Opera e, ha detto il legale a margine dell’udienza alla Sorveglianza di Bologna, è stato inviato agli stessi giudici e alla Procura generale di Bologna.
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“Noi chiediamo il differimento della pena nella forma della detenzione ospedaliera”. Lo ha chiarito l’avvocato Luca Cianferoni, difensore di Totò Riina, parlando con i giornalisti al termine dell’udienza in tribunale a Bologna. La difesa, ha spiegato, “non ha mai detto che il signor Riina dovrebbe andare a casa, a Corleone”. Anche perché “non è in grado di poter stare in un’abitazione civile. Ha bisogno, e questo è certificato, di assistenza quotidiana, continua”. “Noi abbiamo chiesto – ha ribadito – la detenzione ospedaliera, che fa conseguire il venir meno del 41 bis”. La soluzione sarebbe quindi, ha aggiunto Cianferoni, “una casa di riposo e che non sia una battuta. Una casa di riposo ospedalizzata”. Nell’ultima relazione ospedaliera si dice infatti, che Riina “non è autosufficiente”.
In base alla recente relazione del primario dell’ospedale di Parma, ha spiegato ancora il difensore del boss, “la condizione di salute di Totò Riina è ulteriormente peggiorata. La relazione dice che non è assolutamente autosufficiente e quando si dice che si alimenta da solo è perché ha conservato solo la deglutizione”. E allora, “abbiamo detto che a cura dei giudici di sorveglianza venga individuata una struttura per pazienti ammalati e anziani”, e in ospedale a Parma, dove si trova ora, “andrebbe bene”. Le malattie, ha spiegato “sono più d’una. Una che lo pone a rischio di morte e il cuore, poi ce ne sono altre per cui ha un progressivo decadimento e ci vuole uno specialista, un infermiere”. Il regime del 41 bis implica che una persona debba stare da sola in cella, ha detto l’avvocato, mentre Riina, “non può stare da solo” e quindi “è già una contraddizione manifesta”. Si chiede dunque “che venga curato e possibilmente non più visto come il parafulmine, un simbolo per poterci parlare sopra anche a fini di scandalismo. Sarebbe ora di smetterla”. Cianferoni si è detto “moderatamente ottimista”, sull’esito del proprio ricorso: “Abbiamo portato tutto, è stato difficilissimo avere questa relazione”. Rispetto alla Procura generale che ha chiesto la conferma dell’attuale situazione, secondo l’avvocato, “non avevano molti argomenti”.
(ANSA).