BARI- “Ci sono voluti anni, ma oggi un giudice ha finalmente sancito che le accuse nei confronti di Lorenzo Narracci erano soltanto calunnie. È una sentenza che ristabilisce la verità e rende giustizia a un servitore dello Stato”. È quanto dichiara l’avvocato Michele Laforgia, difensore di Narracci, all’indomani della sentenza del Tribunale di Caltanissetta che ha condannato a sei anni di reclusione Massimo Ciancimino per calunnia nei confronti dell’ex funzionario barese del Sisde e anche nei confronti dell’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro.
Ciancimino, a partire dal febbraio 2010, aveva incolpato falsamente Narracci di avere avuto un ruolo di intermediario tra il padre Vito, ex sindaco mafioso di Palermo, il boss Bernardo Provenzano e il fantomatico ‘signor Franco’, ovvero il personaggio dei servizi segreti che sarebbe coinvolto nella presunta trattativa Stato-mafia. Quelle dichiarazioni portarono le Procura Distrettuale Antimafia di Palermo e Caltanissetta ad aprire due procedimenti penali a carico di Narracci per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e concorso nelle stragi di Capaci e via D’Amelio, entrambe poi archiviate. All’epoca delle stragi Narracci, attualmente dirigente dell’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna) presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ricopriva il ruolo di vice capo centro di Palermo.
Ciancimino, 18 anni dopo quei fatti, dichiarò di riconoscerlo in foto come il ‘postino’ incaricato di recapitare messaggi del padre Vito dal carcere direttamente nelle mani di Provenzano. Il suo nome era scritto persino su un ‘papello’, poi risultato un fotomontaggio posticcio, che Ciancimino disse di aver redatto sotto dettatura del padre con l’indicazione di tutti i nomi delle persone, uomini delle forze dell’ordine e delle istituzioni, coinvolte nella presunta trattativa tra Stato e mafia. Narracci, però, non ha mai incontrato Vito Ciancimino, tantomeno in carcere, e tutte le dichiarazioni rese dal figlio Massimo erano quindi false e inventate. Per quelle calunnie, che costrinsero Narracci a cambiare sede di lavoro oltre a subire due procedimenti penali, Ciancimino è stato anche condannato a risarcire la parte civile con una provvisionale di 80 mila euro. (ANSA).