Biagio e Giuditta, il ricordo di Leoluca Orlando

Biagio e Giuditta, Leoluca Orlando: “L’antimafia salvata dagli studenti”

Le parole del sindaco di allora: "Soffro ancora"
L'INTERVISTA
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2 min di lettura

PALERMO- “Il 25 novembre del 1985 è stato uno dei giorni più tristi per Palermo e per me. Ricordo tutto benissimo. E tutto mi fa sempre soffrire”.

Leoluca Orlando era il sindaco di Palermo dell’incidente del liceo ‘Meli’, in cui morirono gli studenti Biagio Siciliano e Maria Giuditta Milella. In un contesto spesso distratto, lui è stato uno dei pochi a tenere viva la memoria, con un sentimento di affettuoso dolore che non ha mai conosciuto cedimenti.

Professore, cosa ricorda?
“Ero sindaco da poco. Dopo l’uccisione di Beppe Montana, Roberto Antiochia e Ninni Cassarà, ancora una terribile tragedia che affrontai, con quel ruolo assunto da appena tre mesi, e che mi ha lasciato dentro un segno indelebile. Un evento terribile e foriero di rischi”.

Perché i rischi?
“La mafia aveva la piena responsabilità dell’accaduto. I giudici dovevano essere sottoposti a eccezionali misure di sicurezza, eravamo alla vigilia del maxi-processo. Ma chi odiava l’antimafia avrebbe avuto buon gioco, rimestando nel torbido di un incidente tragico che aveva coinvolto l’auto di scorta a due integerrimi magistrati”.

C’era chi si lamentava perché le sirene erano ‘fastidiose’ e scriveva ai giornali…
“Appunto. E c’era chi, per interessi poco nobili, non perdeva occasione per contrastare l’antimafia. Sarebbe stato relativamente semplice mescolare quell’odio alla rabbia e al dolore di chi era rimasto vittima nello schianto di piazza Croci, anche indirettamente”.

Invece cosa successe?
“Furono proprio gli studenti, quelli del ‘Meli’ principalmente, a capire il rischio. Loro, con grande sensibilità, evitarono che si degenerasse. Ricordo, per esempio, il senso di responsabilità del loro rappresentante: l’allora studente Costantino Visconti”.

Furono i ragazzi a salvare l’antimafia?
“Sì, così come i familiari , con grande lucidità e compostezza, evitarono un cortocircuito dagli esiti imprevedibili. Biagio e Giuditta, come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, e tanti altri sono vittime di mafia. Ricordo ancora il profondo dolore di Paolo Borsellino e il nostro incontro carico di commozione con i familiari e i ragazzi in ospedale. Quei giorni non li dimenticherò mai”.


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