PALERMO – Sul tavolo degli agenti della squadra mobile, un mese fa, è arrivata una nota dei servizi segreti. Gli 007 sostengono che tra i possibili autori dell’omicidio del capomafia Giuseppe Calascibetta c’è anche l’insospettabile rapinatore che lo scorso ottobre si è auto accusato del delitto. Una conferma adesso al vaglio degli investigatori e dei magistrati. La nota spariglia le carte perché va in controtendenza con la mancanza di riscontri alle sue dichiarazioni. Certo non era facile trovarli a distanza di anni dall’agguato di via Belmonte Chiavelli.
Un pomeriggio dell’ottobre scorso un rapinatore molto noto alla polizia si presenta al commissariato Zisa. Confessa di essere il killer del boss e inizia il giallo. Il rapinatore, poco più che quarantanne, è impaurito. All’inizio sembra che scappi dal suocero che ha scoperto la sua relazione extraconiugale. Poi, però, dopo avere ammesso di avere commesso una serie di colpi, tira fuori la storia dell’omicidio. Assieme ad altre tre persone faceva parte del commando che nel settembre del 2011 crivellò di colpi Calascibetta a bordo della sua microcar. Conosceva l’identità della vittima e il suo ruolo in Cosa nostra, ma non il mandante dell’omicidio. Un suo amico gli aveva chiesto una mano per ammazzare il boss di Santa Maria di Gesù. Lui sapeva soltanto che c’era di mezzo una questione di soldi.
In questi mesi i poliziotti hanno cercato riscontri. Hanno fatto una serie di perquisizioni, tutte senza esito. A cominciare dal mancato ritrovamento dell’arma del delitto che il rapinatore-killer diceva di avere abbandonato in un terreno a Santa Maria di Gesù. Non si può escludere, però, che qualcuno nel frattempo l’abbia spostata.
La mafia, dunque, si sarebbe servita di quattro rapinatori per ammazzare un pezzo grosso di Cosa nostra. Ipotesi che potrebbe trovare conferma anche nel silenzio che c’è attorno al delitto. Le microspie piazzate nel corso delle indagini in questi anni non hanno dato input significati se non quelli che hanno inquadrato il delitto nello scontro per la gestione della cassa da parte del capomafia.
Un mese fa si è aggiunta la nota dei servizi di intelligence che indicherebbero il rapinatore, ma anche altre persone, come possibile autore dell’omicidio. Persone diverse da quelle tirate in ballo dal quarantenne reo confesso. Gli 007 hanno raccolto le informazioni attraverso i loro canali confidenziali. E si potrebbe aprire un nuovo scenario: il rapinatore sta coprendo qualcuno? Di certo è insolito che un uomo si auto accusi di un omicidio che non ha commesso con il rischio concreto di una condanna all’ergastolo.