SCIACCA (AGRIGENTO) – Mentre sale a oltre 40 il numero dei cani avvelenati ritrovati morti a Sciacca, il presidente di Aidaa Lorenzo Croce ha firmato questa mattina una denuncia nei confronti del sindaco di Francesca Valenti. Il sindaco è stato denunciato per violazione della legge 281/91 in quanto “primo responsabile per il benessere dei randagi presenti sul territorio comunale e della loro salute ed incolumità”, per l’articolo 323 del codice penale avendo “con il suo comportamento ritardato volutamente l’emissione dell’ordinanza comunale che avvisava della presenza dei bocconi avvelenati e avendo quindi commesso abuso d’ufficio”. La denuncia sarà inviata attraverso le forze dell’ordine al Tribunale di Sciacca nella mattinata di domani lunedì 19 febbraio.
I volontari dell’ Enpa di Catania Adrano e Agrigento, sono andati a Sciacca e nell’area di capannoni dismessi, i volontari hanno trovato rifiuti, materiale di risulta e altre esche avvelenate. L’area è stata posta sotto sequestro dai carabinieri tuttavia poco o nulla è dato sapere sia sull’inizio delle operazioni di bonifica previste per legge sia sugli interventi di recupero dei randagi sopravvissuti. ”Purtroppo non ci è stata data alcuna informazione al riguardo. L’amministrazione comunale – spiega Cataldo Paradiso, presidente dell’Enpa di Catania – è assente e, a parte qualche frase di circostanza, continua a fare poco o nulla per tutelare l’incolumità dei suoi cittadini a quattro zampe, contravvenendo così agli obblighi imposti dalla legge”. Secondo la normativa, infatti, il sindaco non solo è responsabile per i randagi e gli altri animali vaganti sul suo territorio – responsabilità che naturalmente comprende la tutela della loro incolumità – ma in in caso di ritrovamento di esche avvelenate deve attivare la procedura prevista dalla normativa. Che prevede, appunto, la bonifica dell’area interessata”.
LE ISTITUZIONI – “Da siciliana – dice Gabriella Giammanco, portavoce di Forza Italia in Sicilia – mi spiace dirlo ma di ciò che è accaduto a Sciacca, cioè l’avvelenamento e la strage di 40 cani indifesi, è responsabile tutta la politica, nei suoi diversi livelli istituzionali. Da sempre in Sicilia nessun amministratore, regionale o comunale, ha mai preso in seria considerazione il problema della tutela dei tantissimi cani che stanno sul territorio o che, al massimo, vengono rinchiusi in canili fatiscenti simili a lager per queste povere creature! Canili che si aggiudicano l’assegnazione di questi animali solo perché qualcuno vince delle gare scandalose, per cui ci si riempie le tasche ricevendo finanziamenti pubblici ma si destina alla cura dei cani solo le briciole”. “Se non fosse per il prezioso aiuto delle associazioni animaliste – conclude Giammanco – questi poveri cani non sarebbero nemmeno considerati. Faccio, quindi, un appello al presidente Musumeci: dia piena attuazione alla legge n.15 del 2000. Non servono belle parole e buoni intenti ma azioni concrete. Bisogna stanziare adeguate risorse per risolvere il problema del randagismo e tutti, come la legge del 2000 prevede, devono fare la loro parte: Regione, comuni, aziende sanitarie locali. È necessario un cambio di passo e una rivoluzione culturale che metta seriamente in agenda la tutela di questi essere viventi e senzienti. Il grado di civiltà di un popolo si misura anche dal modo in cui tratta i suoi animali e la Sicilia è maglia nera in tal senso”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, che proprio nei giorni scorsi ha nominato un consulente, Giovanni Giacobbe, competente in materia di randagismo e riferimento delle principali associazioni animaliste del territorio. “È un atto gravissimo di crudeltà gratuita in dispregio del mondo animale. Non è uccidendoli che si risolve il problema dei cani randagi. Per questo motivo, è necessario istituire subito all’Ars una commissione parlamentare che studi il fenomeno del randagismo e si faccia carico di trovare soluzioni concrete”, scrive Micciché, che aggiunge: “Sono dispiaciuto e indignato per gli atti intimidatori subiti dal sindaco a cui esprimo vicinanza, perché i primi cittadini oggi sono esposti nella trincea più difficile”.
“Affrontare il problema del randagismo, oggi vera e propria emergenza regionale, significa dare piena attuazione alla legge di riferimento n.15 del 2000 – spiega Giacobbe -. Insieme con le principali associazioni animaliste, che hanno il polso reale del territorio, stiamo approfondendo ogni modalità di intervento, e tentando di recepire ed accorpare tutte le istanze di questi soggetti. Sarà l’occasione per tracciare il solco di una vera e propria rivoluzione culturale animalista e realizzare, anche in materia di tutela della salute pubblica, certezza di giuste regole e di altrettanti giusti diritti”.
“Istituire una commissione parlamentare sul randagismo con l’obiettivo di indagare un fenomeno arcinoto sarebbe una perdita di tempo”, ribatte però il gruppo del M5s all’Ars. “Occorre agire subito per evitare altre stragi di randagi in Sicilia attraverso maggiori risorse ai Comuni da destinare anche alla realizzazione di rifugi pubblici per i randagi insieme a un maggiore coinvolgimento delle associazioni animaliste di volontariato, private della possibilità di continuare ad occuparsi dei randagi”. “La legge regionale di contrasto al randagismo è desueta – proseguono i deputati -. Prevede un sistema sanzionatorio per gli enti locali, ma queste risorse finiscono nelle casse della Regione”. Per il M5S occorre prevedere con una legge regionale che “i proventi derivanti dalle sanzioni siano devoluti agli enti locali, solo così si incentivano i Comuni a fare i controlli, e stoppare il business dei canili privati e la tratta degli animali”.
“Non ci sono parole che possano descrivere l’amarezza suscitata dalle immagini dei cani ritrovati senza vita a Sciacca. È una tristezza sincera e profonda che ci obbliga a riflettere e ad interrogarci sul grado di civiltà che noi, uomini, abbiamo raggiunto”, scrive in una nota il parlamentare regionale del Pd, Michele Catanzaro, originario di Sciacca. “Eppure – aggiunge – lo sgomento e la tristezza non possono, non devono, trascendere nella disinformazione e men che meno nella istigazione all’odio nei confronti di chi, con impegno e passione, vive e amministra i territori”. Il riferimento è agli attacchi che sono giunti sui social network all’indirizzo del sindaco di Sciacca Valenti, e in particolare al post di un dirigente regionale. “Le sconcertanti accuse, strumentali e ancor più gravi perché provenienti da un uomo delle Istituzioni, Cocina, mosse a mezzo Facebook nei confronti del popolo di Sciacca (accusato di inciviltà e ignoranza) e della sua amministrazione, rei a suo dire del carneficina di cani odierna, non possono restare senza risposta”, scrive Catanzaro prima di lanciare un appello a Musumeci, che sulla morte per avvelenamento dei cani era intervenuto con una nota di sgomento. “Gettare accuse infamanti di ‘inciviltà e ignoranza’ nei confronti dei cittadini di Sciacca e della loro amministrazione – prosegue il parlamentare – ha solo lo scopo di istigare all’odio, cavalcando un comprensibile sentimento di amarezza e rabbia. Ritengo che alla luce di quanto accaduto il presidente della Regione Nello Musumeci debba al più presto sollevare l’ingegnere Cocina dall’incarico di Dirigente generale del Dipartimento Acque e rifiuti a lui assegnato appena qualche mese fa“.
“Le minacce e gli insulti rivolti al sindaco di Sciacca, Francesca Valenti, in relazione alla morte di alcuni cani randagi nella sua città, sono una inaccettabile degenerazione del rapporto fra cittadini e istituzioni”, dice Giuseppe Lupo, presidente del gruppo Pd all’Ars. “Esprimo la mia solidarietà al sindaco Francesca Valenti che sono certo sia la prima ad essere addolorata per quello che è accaduto. È necessario – aggiunge Lupo – che tutti, cittadini e rappresentanti delle istituzioni e dell’amministrazione regionale, diano il loro contributo senza strumentalizzazioni di alcun tipo per far luce su questa vicenda e per impedire che fatti del genere si ripetano in futuro”. “Questo episodio, che addolora e intristisce, deve rappresentare uno stimolo in più per il governo e l’Ars: i sindaci – conclude il capogruppo Pd – non possono essere lasciati soli nell’affrontare le mille emergenze quotidiane delle nostre città”.