Ancora tempi duri per Orlando |Tutte le spine del sindaco - Live Sicilia

Ancora tempi duri per Orlando |Tutte le spine del sindaco

I fischi a Brancaccio, le grane di bilancio e rifiuti e i passi falsi sulla scena politica.

Palermo - Il punto
di
3 min di lettura

Che siano tempi duri per Leoluca Orlando lo raccontano i fischi rimediati dal sindaco nel giorno della visita di Papa Francesco a Brancaccio. Nella “sua” Brancaccio, quella che è stata sempre una delle zone storiche di consenso per il sindaco. Eppure, come hanno raccontato degli impietosi video circolati in rete, quel giorno a Brancaccio malgrado il clima di festa Orlando ha ricevuto fischi e contestazioni. Fischi che seguono quelli, mescolati agli applausi in quella circostanza, che si erano sentiti al Festino. Piccole spie di un malessere cittadino che nelle strade di Palermo si avverte. E che è conseguenza di una stagione difficile, anzi difficilissima per l’amministrazione guidata dal navigato politico palermitano. “Possiamo anche fare qualunque cosa, rivoltare questa città da cima a fondo; ma chi ha il compito di condurla, di guidarla, di accompagnare i cittadini in questa responsabilità, poi è assente”, dice ad esempio il parroco di Brancaccio don Maurizio Francoforte, sentito da Livesicilia.

Da un pezzo le cose girano male per Orlando. Il Professore si è consolato, consolazione deluxe sia chiaro, con le gioie legate a turismo e cultura. Gli eventi di Palermo Capitale e soprattutto Manifesta hanno animato la città contribuendo a spingere un turismo che da anni premia il capoluogo. Le buone performance di Teatro Massimo e aeroporto, due gangli del potere orlandiano in città, si basano su numeri indiscutibili. E qui però si chiude la pagina, certo non marginale, delle buone notizie. Per il resto, a Orlando da un pezzo non ne va bene una.

Dal punto di vista amministrativo, l’immagine della giunta è offuscata dai risultati modesti raccolti su due tradizionali campi minati, cioè rifiuti e mobilità. La città – al netto della parentesi papale – è sporca, molto sporca, la differenziata è partita tra mille difficoltà, ed è ancora lontana da percentuali accettabili. La situazione dell’Amat è complicatissima, il futuro del tram è un’incognita, i collegamenti con le periferie non servite dal tram restano insoddisfacenti. Le vicende legate alla governance delle partecipate sono state lunghe e travagliate. Così come il fantomatico rimpasto di cui si parla da un pezzo e che doveva arrivare dopo le elezioni. E poi ci sono state le grane serie legate al bilancio, con la Sezione di controllo per la Sicilia della Corte dei conti che quest’estate ha fatto a pezzi i consuntivi del 2015 e 2016. Solo qualche giorno dopo il commissariamento da parte della Regione per il non aver rispettato il termine del 30 aprile per l’approvazione dei bilanci riferiti al 2017. Per non parlare dell’incredibile vicenda di un pezzo di città attorno alla stazione centrale rimasta per un tempo inaccettabile nell’oscurità.

Le opposizioni cittadine accerchiano il sindaco da un pezzo. Lui quest’estate, nei giorni più caldi e difficili, ha liquidato gli attacchi come “sfascismo”. Ma da allora la musica a Palermo non è cambiata molto. Ora è arrivata anche la grana del ricorso al giudice del lavoro di sei alti funzionari che battono cassa chiedendo mezzo milione per il lavoro svolto nelle partecipate. E se dall’attività amministrativa arrivano poco gioie, dalla politica giungono solo dolori. Non ne è andata bene una neanche lì da un anno a questa parte, prima alle Regionali col mega flop dell’operazione Micari (e lista dei sindaci) caldeggiata da Orlando e subito naufragata, poi con l’amarezza delle Politiche dove malgrado i risultati dignitosi il braccio destro del sindaco Fabio Giambrone, fresco di ingresso nel Pd, non è stato eletto complici le diavolerie del Rosatellum. Infelice anche la tempistica dell’ingresso in un Pd che sta colando a picco nel caos. Ci si sono messi pure il governo nazionale e l’Anci a dare dispiaceri. Il primo ha fatto saltare i soldi per le periferie, scatenando la protesta del sindaco. La seconda, l’associazione dei Comuni di cui Orlando è presidente in Sicilia, si è messa d’accordo col governo sulla toppa di spalmare i fondi in un triennio. Orlando non ha gradito, se l’è presa col presidente nazionale dell’Anci, apparendo marginalizzato, e ha disertato la visita a Palermo del premier Giuseppe Conte, beccandosi una reprimenda del suddetto che lo ha velatamente accusato di scorrettezza istituzionale.

Quest’estate, raccontando il momento difficile del sindaco, scrivemmo che c’era ancora tempo per cambiare la rotta di questa sindacatura. Il tempo però passa. E Palazzo delle Aquile sembra rimanere lontanissimo dalla città.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI