"I nostri avversari sono i populisti | Il Pd affronti unito la battaglia" - Live Sicilia

“I nostri avversari sono i populisti | Il Pd affronti unito la battaglia”

Intervista ad Antonio Rubino. Il vice di Faraone: "Va fatto fronte comune contro Salvini e Di Maio".

L'intervista
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4 min di lettura

PALERMO – Antonio Rubino è il nuovo vicesegretario del Pd. Di quel Pd spaccato che ha eletto “a tavolino” Davide Faraone alla sua guida, dopo il ritiro in polemica di Teresa Piccione. Nel partito dei separati in casa, Rubino, già fondatore del gruppo dei Partigiani Dem, lancia un appello a ritrovare le ragioni dell’unità per contrastare il pericolo “nazionalpopulista” formato da Lega e 5 Stelle.

Il Pd siciliano ha un nuovo segretario. Ma il partito c’è ancora?

“Il Partito democratico esiste e va rianimato. Io do solo un dato: la lista che ha presentato Davide Faraone per l’assemblea del partito ha un’età media di 36 anni. Quello è il Pd che c’è e da cui si dovrà ripartire”.

È stata proprio una sorta di ‘alleanza generazionale’ a farvi mettere insieme, no?

“Ci ha messo insieme la coerenza. Abbiamo avversato Faraone quando ha proposto un modello di partito che non ci piaceva. Oggi ci ha proposto un patto generazionale che nasceva in una prospettiva di unità. Quello che noi abbiamo definito ‘sistema’ si è formato dall’altro lato in contrapposizione a questo progetto. Basta scorrere le facce: Lumia, Crisafuli, Gucciardi, Cracolici, Lupo”.

Che erano, Lupo escluso, gli stessi big che avevano votato con Faraone Fausto Raciti segretario l’altra volta.

“Quella fu una maggioranza abbastanza ampia, che erano i renziani di allora e l’area che aveva sostenuto Gianni Cuperlo al congresso”.

Senta, quando i Partigiani nacquero il renzismo era il male. Ricordo che organizzaste la vostra manifestazione nel giorno in cui Faraone lanciava con Cardinale e altri il suo Nuovo Campo. Oggi state insieme. Cosa vi lega?

“Noi a quella edizione invitammo Faraone. A me i compagni che oggi fanno i guerriglieri hanno insegnato che c’è un tempo per la battaglia e uno per la ricostruzione. In questo Paese c’è un pericolo nazionalpopulista, e non voglio usare parole più feroci, che non permette di perdere tempo ancora a cercare responsabilità. Facciamo che tutta la classe dirigente ce l’ha. Ma ora bisogna fare fronte comune. Noi dopo le Politiche come Partigiani, invece di fare quelli che noi l’avevamo detto, abbiamo cominciato a bombardare Salvini e Di Maio”.

Che ne pensa dell’apertura ai moderati che ha fatto subito Faraone?

“Non ha fatto un’apertura ai moderati. Ha detto una cosa condivisibile: il Pd ha bisogno di allargare la propria base di consenso. Noi ci rivolgiamo a tutti i cittadini che hanno votato altrove, ai moderati o a quelli che si sono illusi delle proposte farlocche di Di Maio e Salvini. Non c’è un tema di ceto politico, ha detto Faraone. Anche perché quelli, a cominciare da Miccichè, sono saldamente ancorati al centrodestra, tanto più che non ci sono scadenze elettorali imminenti”.

Nel Pd siciliano ormai il divorzio è definitivo? O si può ricostruire un clima collaborativo?

“Io sono uno di quelli che il partito lo ha visto nascere. Ricordo che quando è stato eletto Lupo segretario, una parte di quella platea di alzò e non partecipò al voto. Quel gruppo dirigente ha ritrovato qualche tempo dopo le ragioni dello stare insieme. Io spero che nessuno si trinceri dietro l’Aventino. Lo dico senza polemiche, non attraverso la logica dei caminetti ma attraverso l’unità delle scelte politiche e dei messaggi che il Pd deve lanciare al suo elettorato”.

Quale messaggio?

“Un partito che ha capito la lezione ed è pronto ad affrontare la battaglia contro i 5 stelle e la Lega”.

Lei è stato segretario organizzativo. E allora devo chiederle, fermo restando che gli organismi del partito a maggioranza renziana vi hanno dato ragione, ma quando mai si è visto un partito o un sindacato che fa il congresso regionale prima di quelli locali?

“Darò una notizia in anteprima: nel Pd dal 2007 a oggi i congressi provinciali si sono celebrati sempre dopo di quello regionale. Perché sono momenti organizzativi diversi. Il Pd ha un modello organizzativo che separa le articolazioni politiche. Nel 2007 e nel 2009 i congressi provinciali sono stati fatti dopo le elezioni di Genovese e Lupo”.

Ma stavolta andavano a scadenza insieme.

“Il problema è di quattro o cinque giorni? Le primarie il 16 e i congressi il 21, questo si era deciso. Nessuno ha detto che i congressi di circolo non si fanno”.

A proposito, ve li farete da soli? Come per quello regionale?

“Io mi auguro che loro riconoscano la legittimità del percorso. Mi pare difficile che possano partecipare ai congressi se non riconoscono il segretario regionale”.

Non è che a marzo arriva un nuovo segretario nazionale e commissaria la Sicilia?

“Quando Lupo si schierò contro Bersani non successe. Non credo che il gruppo dirigente nazionale potrà muoversi nella logica della vendetta”.


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