PALERMO – Le erano rimasti non più di sei mesi di vita, ma grazie ai medici palermitani che l’hanno salvata potrà finalmente condurre una vita normale. Ha un lieto e sorprendente fine, la storia di ‘Mama’ Pauline Dinde, congolese pigmea di 47 anni, affetta da un vistoso tumore al viso che era arrivato a limitare ogni sua relazione umana e a mettere a forte rischio la sua vita. Ora l’incubo è finito, grazie agli specialisti del policlinico Paolo Giaccone e all’iniziativa di Rino Martinez, cantautore palermitano, fondatore dell’onlus Ali per volare e impegnato in diverse missioni umanitarie in Africa.
I destini di Martinez e Pauline si incrociano nell’ottobre 2016: “Mi trovavo nella foresta equatoriale in Congo – racconta il cantautore – accanto al ‘regno dei gorilla’ e al confine col Gabon. Di notte mi reco al campo base e trovo una donna con una massa tumorale al viso, sporgente, che faceva una pietà e una compassione nel vederla… Feci fare un consulto dai medici locali e mi dissero di non poter far nulla per mancanza di mezzi”. Martinez però è determinato a risolvere la situazione di Pauline: “Tornando in Italia cercai di rintracciare medici in tutto il Paese – racconta -, e trovai la disponibilità di Adriana Cordova e Francesco Moschella, del reparto chirurgia plastica del policlinico Giaccone di Palermo”.
Dopo qualche mese Martinez torna a recuperare Pauline, ma la ricerca si rivela un’impresa: in Congo la vita non è semplice, così come l’assetto socio-politico, e i pigmei vivono in totale isolamento e senza alcun supporto tecnologico. Persino sull’età di Pauline non ci sono certezze, dal momento che il suo popolo non è nemmeno censito. “Dopo una serie di villaggi trovo lei, Mama Pauline. Avendo una fede incrollabile in Dio, mi sono detto che il Signore voleva facessi qualcosa: tornando in Italia, a questo punto, s’ha da fare!”.
Martinez attiva un asse di solidarietà tra il Congo e Palermo, consultando Mario La Rocca, dirigente generale del Dipartimento per la Pianificazione Strategica all’Assessorato regionale della Salute. “Mi disse che raccogliendo la documentazione opportuna avrei potuto sollevare il caso, di cui si sarebbe occupata la commissione Medicina umanitaria – spiega Martinez -. Ci furono varie procedure farraginose ma tutto andò bene, e così ho dovuto far uscire lei dalla foresta, portarla nella capitale Brazzaville, affittarle casa lì e farle conoscere un mondo nuovo. Per l’aiuto ci tengo a ringraziare il responsabile congolese Christian Bassega”.
Il tempo passa ma ormai la macchina solidale è in moto, e per Pauline salta fuori anche un posto dove stare a Palermo: il Centro sociale San Saverio, all’Albergheria, gestito da padre Cosimo Scordato. Il viaggio per raggiungere il capoluogo siciliano però non è dei migliori, perché tra i due scali aeroportuali, in Etiopia e a Milano, l’aspetto della donna porta i vari passeggeri a scansarla. Nel frattempo, gli esami svolti al Policlinico non lasciano presagire nulla di buono: “All’interno c’erano complicanze – dice Martinez – a partire dall’esofago ormai spostato, e dal fatto che non aveva più la bocca. Le avevano dato quattro-sei mesi di vita, prevedendo un rischio di morte del 90% qualora avesse affrontato l’operazione”.
La responsabilità del via libera spetta proprio a Rino Martinez, in qualità di tutore; dopo vari tentennamenti e un consulto diretto con Pauline, decisa ad andare fino in fondo, arriva l’ok. “L’operazione durò più di 20 ore. Il professor Moschella mi disse ‘Rino, durante l’intervento Dio era con noi’”.
Tre interventi in totale, tra quello principale e altri due di rifinitura, per un totale di circa tre mesi di ospedalizzazione. “Al villaggio erano convinti fosse morta – dice Martinez – ma sono riuscito a far arrivare nella foresta alcune sue immagini, che hanno permesso di capire che tutto fosse andato bene. Oggi raccontiamo questa bellissima storia perché Mama Pauline è tornata a vivere”.
E ora ha un desiderio preciso, una richiesta rivolta proprio a Martinez: “Vuole che io torni dove lei vive per curare anche la sua ‘famiglia’, come la chiama lei, che in realtà è il suo popolo. In Congo, specialmente nella foresta, ci sono tanta malnutrizione e tante malattie endemiche, e mancano i diritti umani fondamentali”.